Sono trascorsi 145 anni da quando lo scienziato italiano Camillo Golgi ha scoperto per caso un metodo di colorazione a base di nitrato d’argento che ha evidenziato per la prima volta la struttura neuronale all’interno di una porzione cerebrale. Oggi un’equipe costituita da ricercatori della Charitè di Berlino e dell’Università americana di Cincinnati ha portato alla luce una nuova rivoluzionaria scoperta, lo ‘tsunami cerebrale’, un’onda di energia che per l’ultima volta viene trasmessa di neurone in neurone anche se il resto del corpo ha smesso di produrre attività.

Cos’è lo tsunami cerebrale

Il recente studio che ha portato alla ribalta il fenomeno tsunami cerebrale dal titolo 'Depolarizzazione della diffusione terminale e silenzio elettrico nella morte della corteccia cerebrale umana' è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista scientifica Annals of Neurology. Secondo i neurologi che hanno contribuito alla fruttuosa ricerca, lo tsunami si può considerare come l’ultima depolarizzazione neuronale ovvero l’ultima onda di energia che, superato il temporale, segna irreversibilmente la morte dell’individuo.

Lo tsunami porta con sé tre rivoluzionarie scoperte: la prima riguarda la capacità cerebrale di autodifendersi e continuare a produrre e trasmettere energia elettrica anche dopo l’arresto delle altre funzioni fisiologiche, mentre la seconda induce a riflettere sulla possibilità di sfruttare il ritardo neuronale per invertire il processo di morte cerebrale.

Una terza scoperta potrebbe infine fornire alcune prove empiriche riguardo alle esperienze pre-morte, durante le quali molte persone sostengono di essere state abbagliate da luci accecanti o di ricordare alcune immagini.

Lo studio dello tsunami cerebrale

Per poter studiare l’attività elettrica cerebrale i ricercatori tedeschi e americani hanno dovuto servirsi di 9 pazienti affetti da lesioni cerebrali irreparabili causate da ictus, arresti cardiaci o incidenti.

Curioso è che abbiano dovuto chiedere ai parenti dei pazienti presi a campione il consenso per poterli resuscitare se fosse divenuta, nel corso delle ricerche, un’ipotesi considerabile.

Ai fini della sperimentazione sono stati apposti degli elettrodi lungo la superficie cerebrale, capaci di monitorare l’attività neuronale: quello che è emerso è stata una scoperta sensazionale!

Uno tsunami di energia elettrica ha attraversato 100 miliardi di neuroni, attraverso la rete intricata di dendriti, le diramazioni del corpo cellulare alle quali si deve il trasferimento di potenziale elettrico, inducendo un danno irreversibile e decretando il principio della morte cerebrale, processo che può estendersi fino a 5 minuti dall’interruzione di tutte le altre funzioni primarie corporee.

Tsunami cerebrale e arresto cardiaco

La caratteristica che rende lo tsunami un fenomeno ancora più unico è che esso si verifica nonostante il cuore abbia smesso di battere. Paradossale se si pensa alla recente scoperta dello Stevens Institute of Technology e del Dipartimento di Anatomia e Imaging Medico presso l'Università di Auckland in Nuova Zelanda che ha recentemente dimostrato che cervello e cuore battono insieme.

Quando sopraggiunge l’arresto cardiaco i livelli di ossigeno necessari all’attività dei neuroni cominciano a scendere rapidamente e a indurre la perdita del potenziale elettrochimico della cellula nervosa.

Nell’arco di qualche minuto la carenza di ossigeno determina lo sviluppo di processi tossici che inducendo necrosi del tessuto cerebrale provoca la morte neuronale, una catena di eventi che con la scoperta dello tsunami potrebbero ora divenire reversibili, come sostenuto dal dr Jens P. Dreier, autore dello studio e neurologo ricercatore dell’Universitätsmedizin Berlin.

La nuova sfida degli scienziati sarà ora scoprire se sia veramente possibile invertire la morte cerebrale indotta dall’arresto cardiaco.

Nel frattempo, lo tsunami cerebrale ha portato nuove conoscenze nell’ambito della neurobiologia della morte e apre innovative possibilità di diagnosi e cura, specialmente per quanto concerne le malattie cerebrovascolari.

Lo tsunami cerebrale predetto da Star Trek

Sembrava essere passato del tutto inosservato l’episodio del 1988 ‘The next generation’ della celebre serie di fantascienza statunitense Star Trek ma a distanza di 30 anni il dr Dreier e il suo collega Jed Hartings si sono accorti che il fenomeno tsunami cerebrale era stato già predetto. Nella serie, il dr Beverly Crusher tenta di resuscitare il tenente Tasha Yar e nel farlo descrive gli eventi che conducono all’ultima onda depolarizzante che segna la morte irreversibile delle cellule cerebrali.

La profezia di Star Trek potrebbe tuttavia trovare una spiegazione logica: infatti già negli anni 40’ un neurologo brasiliano aveva condotto le prime ricerche sull’argomento basandosi su cavie animali.