Un fenomeno nato ormai da qualche anno ed in costante crescita in tutta Italia. Le chiamano nuove mafie: si tratta delle organizzazioni criminali importate da altri Paesi che hanno attecchito sul territorio, arrivando ad integrarsi perfettamente con la malavita già radicata da tempo, riuscendo ad operare in territori controllati da altri, magari approfittando del “vuoto” lasciato dai numerosi arresti. È il caso di Palermo, dove a fianco di ‘Cosa nostra’ da qualche anno opera la mafia nigeriana, che è arrivata a stabilire il proprio quartiere generale nello storico quartiere del mercato di Ballarò e da lì dare il via ad una serie di attività che comprendono lo spaccio di sostanze stupefacenti, la riscossione di denaro attraverso estorsioni e lo sfruttamento della prostituzione.

Il processo di Palermo

Infatti si è appena concluso il processo che ha portato alla luce questa realtà, in cui i 14 imputati sono stati condannati in rito abbreviato dal Gup Claudia Rosini ad un totale di 87 anni di reclusione. Tra i reati c’è anche quello di associazione mafiosa, perché l’organizzazione, come ha spiegato in aula il pm Gaspare Spedale, opererebbe in città attraverso una struttura piramidale, basata su regole molto rigide, con riti di affiliazione ed abitudini non molto diverse da quelle di ‘Cosa nostra’. Ad alcuni dei componenti del gruppo sono stati contestati anche altri reati, come la violenza carnale e le lesioni ai danni delle loro vittime. Uno degli arrestati all’inizio dell’indagini – partite nel 2014 in seguito ad una sanguinosa aggressione di due cittadini nigeriani – ha deciso di collaborare con le forze dell’ordine, spiegando le caratteristiche di questa associazione a delinquere, chiamata ‘Black Axe’, ascia nera.

Un’organizzazione criminale nata in università

Il pentito ha permesso anche di comprendere le origini di questa nuova organizzazione criminale. ‘Black Axe’ nasce intorno agli anni ’70 nell’università di Benin City, in Nigeria: inizialmente è una semplice confraternita di studenti. Successivamente si evolve fino a diventare una gang, con alcuni aspetti simili a quelli di un’associazione religiosa ed altri tipici di una banda criminale, con tanto di ‘battesimi’ per iniziare i nuovi membri ed un simbolo distintivo, il basco con sopra il simbolo dei pirati, un teschio con due ossa incrociate.

Come spiegato da un’inchiesta del Fatto Quotidiano, con il fenomeno dei flussi migratori, organizzazioni criminali simili alla capostipite si sono formate in altri Paesi, anche in Italia, a Genova e Torino. Non si pensava che questa nuova criminalità, che come detto si occupa principalmente dello spaccio di droga e dello sfruttamento della prostituzione, potesse diffondersi anche a Palermo: ma nel tempo i nuovi venuti sono riusciti a conquistare la fiducia dei boss locali con i loro comportamenti “rispettosi”, arrivando anche a sancire un’alleanza che ha permesso loro di controllare le piccole attività criminali nei dintorni di Ballarò.