Sono passati poco più di tre mesi dalla morte di Pamela Mastropietro, ed oggi 5 maggio, si sono svolti i funerali della diciottenne romana. Il vaso di Pandora, che porterà alla luce i tanti problemi di Macerata, inizia con il ritrovamento di due valigie, in bella mostra, in un fossato, vicino ad una villa nella periferia di Macerata. All'interno i carabinieri scoprono i resti scomposti di una ragazza. Poche ore dopo viene diffusa l'identità della vittima: si tratta di una giovane che pochi giorni prima era scappata dalla comunità Pars di Corridonia.

Le indagini sulla morte di Pamela Mastropietro

La scomparsa della 18enne romana risale al 20 gennaio 2018, quando abbandona, lasciando telefonino e soldi, la comunità di recupero Pars di Corridonia. Sono i carabinieri a ricostruire le ultime ore di Pamela Mastropietro, che arrivano ad Innocent Oseghale, uno spacciatore nigeriano di 29 anni, richiedente asilo con permesso di soggiorno scaduto e precedenti penali per spaccio. I Ris entrano nella mansarda di via Spalato 124, dove vive l'uomo, lì trovano tracce ematiche, i vestiti di Pamela, ed uno scontrino di una farmacia. Sono le immagini delle telecamere della zona a riprendere la ragazza in compagnia del nigeriano. Per Oseghale scatta il fermo.

Taini reagisce alla morte di Pamela

L'udienza preliminare per la convalida dell'arresto di Innocent Oseghale avviene sabato 3 febbraio, intanto a Macerata un uomo alla guida di un auto nera, spara contro alcuni extracomunitari ferendone sei. Tra i feriti anche un richiedente asilo che divide la stanza all'hotel Recina con Desmond Lucky, il nigeriano che pochi giorni dopo verrà fermato alla stazione di Milano mentre cerca di scappare in Svizzera con 100 mila euro in contanti.

Il cecchino viene fermato, si chiama Luica Traini e non ha nessun legame con Pamela Mastropietro, rivela però che il suo gesto è stato una risposta alla fine atroce della ragazza. Finisce anche lui nel carcere di Montacuto, dove è rinchiuso Oseghale, con l'accusa di strage aggravata da motivi razziali.

Altri due nigeriani entrano nella vicenda

Il Gip convalida il fermo di Innocent Oseghale con l'accusa di occultamento e vilipendio di cadavere, e dichiara di tenerlo in stato di fermo per motivi di ordine pubblico. Pochi giorni dopo, scatta il fermo per altri due spacciatori nigeriani: sono Lucky Awelima, detto Lucky 10 e Lucky Desmond. Per loro l'accusa è di omicidio, oltre che per vilipendio, occultamento di cadavere e spaccio. Intanto, vengono eseguite due autopsie sui resti di Pamela Mastropietro, che stabiliscono che la ragazza è stata prima stordita con un colpo alla testa e poi finita con due coltellate mortali al fegato.

Nuove accuse sull'omicidio di Pamela Mastropietro

Circola la voce di un quarto uomo implicato nella vicenda, che a piede libero, starebbe collaborando con gli inquirenti.

Circolano voci, sempre più insistenti, dello spetto della mafia nigeriana, dietro la morte della ragazza. A Porto Recanati, poco distante, la guardia di finanza durante un controllo di routine, rinviene in un campo numerose ossa umane, forse si tratta di un cimitero della black axe, la terribile mafia nigeriana che messo piede anche nel nostro Paese. Sulla vicenda cala immediatamente il silenzio. Intanto per Innocent Oseghale scatta l'accusa di violenza sessuale. Secondo il procuratore, il nigeriano avrebbe prima abusato di Pamela Mastropietro, e successivamente l'avrebbe uccisa e smembrata. Una tesi che però non convince il Gip Giovanni Maria Manzoni, che firma la misura cautelare per concorso in omicidio, escludendo però la violenza sessuale.