Villarboit è un paesino di sole 470 anime alle porte di Vercelli da cui dista 18 chilometri: lunedì 7 maggio, un uomo spara alla moglie nel corso di una discussione degenerata e colpisce la donna con 3 colpi alla schiena, per fortuna non mortali. Lei viene subito soccorsa e ricoverata all'Ospedale Maggiore di Novara e operata, sembra ora fuori pericolo in quanto nessun proiettile ha intaccato organi vitali, lui si è arreso senza far problemi ai Carabinieri ed ora si trova nelle carceri di Vercelli.

I fatti

La famiglia in cui è successo il fatto è conosciutissima nel paese che adesso è sotto choc: l'uomo è Antonio Cammilleri, 58 anni, di professione agricoltore ma anche consigliere comunale di minoranza, lei è la moglie, Alfonsina Cafaro di 53 anni.

La tragedia è avvenuta nella casa della coppia in Via Falletti di Barolo dove la donna si reca nel tardo pomeriggio del lunedì allo scopo di recuperare alcuni effetti personali che si trovano ancora lì dopo l'allontanamento a Balocco per il suo desiderio di chiedere la separazione.

Secondo i primi accertamenti, il marito non prende molto bene la decisione della donna, decisione che dopo i tanti anni di matrimonio non accetta: durante le discussioni spesso si altera e almeno in un'occasione, senza però arrivare ad una denuncia ufficiale, la moglie chiede aiuto ai Carabinieri. Ora, teme che il marito l'aggredisca per cui, per tornare alla casa coniugale e prendere le sue cose, non vi si reca da sola, ma con alcuni familiari, tra cui i figli che purtroppo non riescono ad intervenire assistendo impotenti alla tragedia.

All'inizio niente fa sospettare la piega che potrebbero prendere le cose, poi improvvisamente l'uomo estrae la sua pistola, legalmente detenuta, e fa fuoco contro la donna, naturalmente subito soccorsa e portata a Novara. I colpi rimbombati in tutto il paese fanno accorrere in molti, particolarmente da un bar vicinissimo: nessuno riesce a credere a quanto successo e il paese è davvero sotto choc, anche se per quanto riferito e per le voci che correvano, forse si trattava di una tragedia annunciata.

Allibito anche il Consiglio Comunale al completo che proprio quella sera attendeva il consigliere per la riunione prevista e che certo non si aspettava il gesto folle dell'uomo.

Lo schema

A poche ore dalla tragedia di Rivoli alle porte di Torino dove un uomo dà l'appuntamento all'ex moglie, separata da pochi mesi e le spara, suicidandosi immediatamente dopo, ritorna ancora una volta lo schema fatale: separazione non accettata o subita molto a malincuore, incapacità di comprendere le ragioni dell'altro o dell'altra, discussioni, lite decisiva che finisce con l'aggressione.

In questo caso, per fortuna, le cose non sono arrivate alla morte e la donna è sopravvissuta, ma la famiglia ne rimane distrutta nello stesso modo: ritorna comunque all'interno della schema, la presenza, la vicinanza di un'arma mortale come la pistola che regolarmente denunciata è lì, a portata di mano per ogni evenienza. Forse, si potrebbe pensare che attualmente il porto d'armi sia concesso con un po' troppa facilità in quanto i casi successi anche solo negli ultimi mesi, ben 4 solo nella zona di Torino, dimostrano che queste armi non sono servite per la sicurezza personale e la difesa da estranei, ma al contrario, tenute in casa, anche chiuse in un cassetto, diventano lo strumento di offesa per l'aggressione decisiva.

I motivi che fanno scattare la molla dello sparo appaiono sempre gli stessi: la gelosia, il desiderio di vendetta, ma soprattutto il senso di destabilizzazione e di abbandono che subentra in una separazione, la paura di perdere ogni punto di riferimento, di vedere distrutta la vita vissuta fino a quel momento, il terrore di essere incapaci di vivere altrimenti.

Altri casi

Il fatto di Villarboit porta alla mente quanto successo in un altro paesino alle porte di Vercelli, precisamente Borgovercelli, in una terribile aggressione avvenuta il 28 marzo 2017, protagonisti ancora una volta un uomo lasciato per la sua violenza ed una donna che chiede la separazione. Maurizio Zangari 50 anni, camionista, insiegue una donna per le strade del paese, riesce ad afferrarla e la colpisce con ben 20 coltellate lasciandola per terra in un lago di sangue e smettendo di colpire solo perché crede di aver compiuto la sua missione.

Dopo un vero calvario di operazioni e di riabilitazione, la donna, Florilena Ronco di soli 42 anni, si è ripresa anche se per ritornare ad una vita normale, il percorso è ancora lungo sia a livello fisico che, ancor più, a livello psicologico.

Anche qui i moventi sono sempre rabbia, gelosia, ira, paura di veder perdere tutto quello che si ha, l'erronea convinzione di possedere gli altri come fossero cose, in un loop che gira su se stesso, passa attraverso aggressioni verbali e fisiche, prima di lievi entità, magari arrivi d'urgenza al Pronto Soccorso per le botte subite, richieste d'aiuto alle Forze dell'Ordine, messaggi di vario genere anche molto espliciti postati sui social e alla fine, la decisione improvvisa, lo scoppio che porta all'aggressione finale che spesso e volentieri si conclude con la morte o, nel migliore dei casi, il ferimento dell'elemento più debole della coppia, la donna.

Nella tragedia di Villarboit, come in quella di Borgovercelli, è però mancato un altro anello, quello del senso di colpa, dell'annichilimento anche dell'assassino che spesso rivolge l'arma contro se stesso nel terribile cerchio che dall'omicidio porta direttamente al suicidio.

La quotidianità del male

Le tragedie che sono sotto i nostri occhi e che scandiscono i giorni in un vero calendario di morte fanno molto riflettere, puntualizzando soprattutto il fatto che la tragedia, la violenza si sposta dalle strade alla casa, dentro le mura dell'abitazione che dovrebbe essere invece proprio quella che protegge e rassicura e difende dal mondo esterno.

Il mostro allora non è più fuori, non aggredisce nel bosco o nelle strade, ma è dentro, si annida nella stessa famiglia con una serie di avvisaglie cui spesso non si dà retta, non volendo riconoscere che qualcosa non va e che si dovrebbe intervenire in qualche modo, anche se stabilire come non è semplice, in quanto anche allontanarsi o separarsi non sempre risolve la tensione.

Poi, improvvisamente a causa di qualcosa, magari per una piccolezza, una cosa non fatta o non detta, l'equilibrio instabile e fragile in cui si è vissuti per mesi o per anni si spezza, mentre il vaso di Pandora si scoperchia per far uscire allo scoperto il killer improvvisato e vicino a noi.