Finora, negli attacchi terroristici avvenuti qua e là per il mondo, si erano visti impegnati solo fratelli, ma negli attacchi avvenuti in Indonesia domenica 3 maggio si è assistito allo sterminio volontario di un'intera famiglia costituita da madre, padre e addirittura 4 figli, di cui alcuni minori: i 6 erano appena rientrati dalla Siria dove molto probabilmente hanno seguito un corso di terrorismo.
Gli attacchi sono stati pianificati con estrema precisione e sono stati rivendicati dall'Isis che ha ripreso così l'offensiva in Asia, facendo poi seguire, lunedì mattina, anche una coda con due aggressioni in motocicletta contro stazioni di polizia in quella che è già stata definita la 'due giorni del terrore'.
Secondo le ultime ricostruzioni, i primi ad agire sono stati i figli intorno alle 7:30 di domenica 13 maggio: Yusuf, 18 anni, e Alif ,16 anni, hanno fermato le loro moto davanti alla chiesa di Santa Maria a Surabaya e si sono fatti esplodere con gli zaini imbottiti di esplosivo.
Contemporaneamente, davanti al Diponegoro Indonesian Christian Church, il padre ha fermato l'auto e fatto scendere il secondo gruppo: la moglie Puji Kuswanti con le due bambine, Fadila di 12 anni e Pamela di soli 9. Intuito qualcosa dal comportamento, una guardia alle porte della chiesa ha tentato di fermarle, ma non ci è riuscito: le 3 entrate nel tempio si sono fatte esplodere. Intanto il padre ha guidato la sua auto, una Toyota Avanza, imbottita di esplosivo fino alle porte di una chiesa pentecostale e si è fatto scoppiare a sua volta: gli attentati hanno provocato 13 morti e più di 40 feriti.
Le reazioni
Il presidente indonesiano Joko Widodo ha parlato di atti vigliacchi che hanno coinvolto solo innocenti compresi molti bambini, a partire dagli attentatori, ma il clima peggiore è quello che si respira nella comunità cristiana dove c'è davvero terrore per tutto quello che è successo.
E lo stesso Papa si è detto estremamente preoccupato della piega che stanno prendendo le cose nel grande paese del Sudest asiatico, dove l'intolleranza religiosa è chiaramente palpabile ed ecco le sue parole: "Sono particolarmente vicino al caro popolo dell'Indonesia, in modo speciale alle comunità cristiane della comunità di Surabaya duramente colpite dal grave attacco contro luoghi di culto".
Continuando nella sua preghiera a cuore aperto, il Papa ha chiesto non odio e altra violenza, ma una risposta di pace e perdono, riconciliazione e fraternità. Attualmente in Indonesia l'allerta è massima visto anche gli altri due attentati compiuti nella prima mattinata del lunedì contro stazioni di polizia, attentati che hanno provocato almeno una ventina di feriti.
L'Indonesia
L'Indonesia è un grande Stato del sudest asiatico costituito da più di 13.000 isole con una popolazione di quasi 260.000.000 di abitanti con capitale Giakarta: solo il 9% è cristiano, mentre il resto appartiene alla religione mussulmana, eppure dal 2000 il Paese è vittima di una continua serie di attentati, prima ad opera di Al Qaeda, poi dell'Isis e di associazioni ad esso affratellate, col picco del grande attentato del 2002 a Bali con la morte di ben 202 persone.
Dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, Al Qaeda ha colpito anche in Indonesia di preferenza turisti stranieri, hotel e resort di lusso, e naturalmente anche chiese cristiane, mentre secondo la polizia, sarebbero partite almeno 1000 persone per entrare a far parte dell'esercito Isis ed altri, ancor più numerosi, hanno continuato e continuano la lotta interna o nelle più vicine Filippine.
In Indonesia agisce una fazione terroristica allineata sulle posizioni dell'Isis, cioè la Jemaa Ansharut Daula, semplicemente in sigla JAD: il leader del gruppo è oggi in prigione grazie all'offensiva organizzata dallo Stato contro il terrorismo, ma sotto l'ombrello denominato Jad sarebbero confluite diverse associazioni terroristiche che purtroppo sono ancora attive. L'impressione è quella di un'idra, cui tagliata una testa ne ricresce immediatamente un'altra, come dimostra anche la rivolta in un carcere vicino a Jakarta che qualche giorno fa ha provocato alcuni morti ed ha preceduto l'attuale strage.
Gli aspetti che hanno colpito particolarmente negli attacchi di Surabaya sono due: prima di tutto la giovinezza degli attentatori, un ragazzo di 16 anni e le due bambine di 12 e 9 anni, caratteristica simile a quella africana di Boko Haram che agisce nel nord della Nigeria.
Colpisce molto anche il fatto che, ad essere coinvolti nell'attentato non sono 1 o 2, ma addirittura 6 componenti dello stesso nucleo familiare: il micro-nucleo è fortemente appoggiato dall'Isis perché favorisce la coesione, il legame e soprattutto la segretezza della missione e in questo caso particolare, il padre - cattivo maestro - ha saputo farsi obbedire e creare il proprio personale terribile commando.