Sta intimorendo gli americani quasi come fosse un attacco terroristico ma il nemico, subdolo quanto invisibile, si nasconde tra verdi foglie spesso in busta. I primi a sentirsi male sono stati otto detenuti reclusi in un carcere dell'Alaska. Dopo aver mangiato ciuffi di 'Romaine lettuce', lattuga romana, hanno scontato una pena quasi peggiore della detenzione: spasmi alla pancia, febbre, vomito, diarrea. Quindi, persone a gruppi in aree geografiche diverse dello sterminato paese a stelle e strisce, hanno accusato gli stessi sintomi, finché in California c'è stato addirittura un decesso.
Ogni giorno ce ne è uno: di allarmi alimentari è pieno il mondo e di conseguenza la cronaca. Stavolta negli Usa si grida all'epidemia a causa della lattuga già ribattezzata 'killer' per aver provocato finora 121 casi di infezioni. In realtà la povera pianta è stata contaminata da un batterio, l'Escherichia coli, lo stesso a causa del quale lo scorso marzo era scattata l'allerta in Italia per cozze contaminate provenienti dalla Spagna, o che negli Usa causò nel 2006 una grave epidemia partita dagli spinaci. La notizia dell'insalata infetta prodotta da una multimazionale rimbalza da un capo all'altro del mondo, e in Usa ha più rilevanza dello scandalo che ha colpito il presidente Trump per aver pagato di tasca propria un avvocato al fine di nascondere la sua relazione con l'attrice a luci rosse Stormy Daniels.
Origine dell'epidemia
A quanto pare l'epidemia è partita dalla regione dello Yuma in Arizona dove la "romana" che fu importata da Cristoforo Colombo, essenziale per la preparazione della tradizionale Cesar Salade nonché base degli hamburger venduti nelle catene di fast food, alimento che piace tanto al presidente Trump, è coltivata da una multinazionale.
Quella produzione rifornisce il 90% degli Stati Uniti grazie alle condizioni climatiche favorevoli nei mesi invernali. Ora il prodotto infetto sarebbe stato consumato in 25 stati Usa prima che partisse l'allerta e a seguito della segnalazione dei primi casi da parte dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc), e aseguire il blocco della produzione e della distribuzione.
Proprio in una fattoria della zona è il focolaio infettivo. Poi come si sia sparso ovunque è ancora da ricostruire. I 121 casi segnalati dalle autorità sanitarie americane riguardano persone di età compresa tra uno e 88 anni, mentre sul decesso in California non sono stati forniti dettagli. Il ceppo del batterio, l’E coli di tipo Stec, è particolarmente aggressivo. La Food Safety della Food and Drug Administration, l'ente di controllo della sicurezza alimentare, è al lavoro per identificare i canali di distribuzione che possano spiegare tutti i casi a livello nazionale. Casi che potrebbero aumentare perché i sintomi si manifestano anche dopo cinque giorni dall'assunzione del cibo contaminato.
Ma già a gennaio gli stessi Centri di controllo avevano segnalato un’infezione da Escherichia coli in ben 13 Stati federali con 70 casi gravi e 2 morti. L'allarme era esteso anche al Canada.
Focus sul batterio
Escherichia coli è un batterio presente anche nel colon umano. Il più aggressivo ceppo Stec è presenti nell'intestino dei ruminanti. Le loro feci in forma di fertilizzanti possono contaminare i terreni di produzioni di verdure o insalate imbustate in ambienti contaminati. Oppure attraverso la macellazione infettano la carne e dalla mungitura il latte. Carne poco cotta e latte crudo divetano veicolo d'infezione. I sintomi che si manifestano da uno a cinque giorni sono crampi, diarrea, vomito.
L'infezione abbastanza comune, si debella con terapia antibiotica. Solo in una minima percentuale evolve provocando una sindrome emolitico-uremica: una grave insufficienza renale da cui sono state colpite 14 delle 52 persone ricoverate in Usa.