Si chiama Kaitlin Bennett, ha 22 anni, e ha raggiunto l'apice degli studi laureandosi alla Kent State, università dell'Ohio, negli Usa. Ma oltre al classico berretto universitario nero di forma quadrata, il cosiddetto "tocco", ecco spuntare un fucile da combattimento, portato a tracolla con invidiabile charme, tale da scatenare un'orda di fan che hanno elogiato l'impensabile tweet della studentessa americana: "Ora che mi sono laureata alla @KentState, posso finalmente girare armata nel campus.

Avrei dovuto poterlo fare da studente, soprattutto perché quattro studenti disarmati sono stati uccisi dal governo in questo campus. #CampusCarryNow".

USA: favorevoli e contrari all'idea di armarsi

Naturalmente Kaitlin Bennett - finita al centro di interviste e commenti - ha diviso il Paese, da tempo animato in un dibattito che in Europa appare surreale fino a divenire sconvolgente. Ma negli USA è una questione assai seria che riguarda un modo d'essere, un atteggiamento culturale profondamente radicato nella società americana e, pertanto, garantito dal secondo emendamento alla Costituzione che recita: "Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi".

Da Obama a Trump

La questione è, peraltro, all'ordine del giorno: le stragi nei college americani sono divenute cronaca triste e frequente negli ultimi anni, fino ad aver sollecitato l'interesse della presidenza, soprattutto durante il mandato di Barack Obama. Il leader democratico è stato il più risoluto nel pretendere una fortissima riduzione della facilità concessa agli statunitensi di armarsi.

Poi, con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, il clima è mutato: l'attuale presidente è un fattivo sostenitore del secondo emendamento, avanzando la proposta di consentire ai docenti di armarsi per proteggere gli studenti, oltre che se stessi. Adesso, l'incursione della studentessa dell'Ohio, un'attivista che si è definita "conservatrice e libertaria", sembra preludere ad una nuova ondata del pluridecennale confronto socio-politico, con l'effetto di tenere in scacco una nazione che, da culla della civiltà moderna e contemporanea, sta ora presentando il conto di cadute nel baratro di idee di convivenza ritenute barbariche.

Le ragioni di chi negli USA chiede le armi

Tuttavia, per dare contenuto ad un fenomeno sociale occorre comprenderne le ragioni, in questo caso ataviche, evitando di generare faziosità ulteriori. Negli USA ciò non accade quasi mai, tanto che lo scontro si è radicato a livello politico: l'anticamera dell'incomprensione. Eppure è facile intuire a cosa facciano appello coloro che rifiutano l'idea di disarmarsi: alla tradizione.

Quando, nella seconda metà del XIX secolo, in Europa ci si muoveva portandosi dietro al massimo un bastone da passeggio, in America la pistola nella fondina in bella vista era la norma. Il secondo emendamento è egualmente antico - risale, assieme agli altri primi nove, al 1791 - ed anche se fondava la sua "ratio" nella guerra d'Indipendenza, non v'è dubbio che oggi il richiamo a questa norma costituzionale permanga, nella mente degli americani più conservatori, come misura imprescindibile di libertà e sicurezza.

Misura alimentata proprio dall'uso criminale delle armi, che ha disseminato numerose vittime tra studenti e docenti di scuole e università.

Certo, la lobby delle armi difende strumentalmente il principio, ma ha evidente buon gioco nel farlo. E Trump, divenuto presidente scavando nell'America profonda, non ha perso l'occasione di farsene paladino. Fino a quando in Europa si commetterà l'errore di non voler comprendere la storia degli USA, e su quali temi la sua società si sia formata ed evoluta, sarà difficile interpretarla correttamente. La si potrà solo giudicare sul piano etico.