Davide Bartolo Morana, siciliano di 24 anni, viene colpito da meningite batterica. E attorno a lui esplode una vera e propria gara di solidarietà, così come è stata definita da numerose testate giornalistiche. Grazie agli aiuti ricevuti in breve tempo, Davide potrà avere le protesi necessarie a riacquistare autonomia, necessarie a causa dall'amputazione di braccia e gambe. La prima raccolta fondi è stata organizzata ad Apra, la seconda sul lungomare di Aspra. Durante il primo evento, la cifra raccolta è stata pari 8.370 euro; durante il secondo, 2.600.
Inoltre, i commercianti tra Bagheria ed Aspra hanno avviato delle raccolte spontanee nei loro esercizi commerciali.
L'altruismo: buoni o fondamentalmente egoisti?
Per altruismo, in linea generale, si fa riferimento all'interesse volto a promuovere il benessere altrui senza che il soggetto altruista ne ricavi alcun vantaggio personale. Il comportamento altruistico in realtà è stato, ed è ancora oggi, oggetto di numerose controversie tra le diverse elaborazioni teoriche sulla sua origine.
In un'ottica più profonda, nasciamo fondamentalmente altruisti o totalmente egoisti? Risulta necessario ricordare che l'essere umano è un "animale sociale". Egli è calato in una società che è costituita da persone, da aspettative, da norme sociali.
Bisognerebbe soffermarsi esattamente sul concetto di norme sociali per trovare una prima linea di spiegazione al fenomeno dell'altruismo.
Il comportamento altruista è certamente rafforzato da norme sociali: si intende che una persona generalmente considerata altruista, che dunque mette in atto comportamenti d'aiuto o di solidarietà, che pare spesso interessata al bene degli altri, sia considerata una persona che rispetta le norme sociali.
Egli avrà dunque di conseguenza una ricompensa sociale: la stima degli "spettatori", nonché gli altri attori sociali, una buona immagine di sé che dagli altri viene trasmessa a se stesso aumentando l'autostima ed una serie di risposte esterne che, in generale, contribuiscono a migliorare l'idea che gli altri hanno del soggetto e l'idea che il soggetto ha di se stesso.
Egoismo ed empatia
Un'altra teoria, che considera l'essere umano profondamente egoista, si basa invece (paradossalmente) sul concetto di empatia. L'empatia è nota in psicologia come la capacità di riuscire a "mettersi nei panni" di un'altra persona che sta vivendo situazioni ed emozioni talvolta anche molto intense. Viene definita in termini comuni la capacità di sentire dal punto di vista dell'altro. Un concetto tanto profondo quanto logicamente connesso all'altruismo.
Una persona fortemente empatica potrebbe velocemente farsi coinvolgere dal malessere di un'altra persona. Il malessere dell'altro provocherà nel soggetto che ascolta una situazione di stress, o in generale di malessere. Questo malessere, chiaramente disturbante per la persona, vorrà essere ridotto al minimo: ecco perché subentra il comportamento d'aiuto.
Questo modello, tanto crudo quanto logico, è conosciuto come il modello del sollievo dallo stato d'animo negativo. In questo, più che nel precedente, emerge la concezione egoistica dell'essere umano.
L'effetto spettatore: perché si sceglie di non aiutare
L'effetto spettatore è un effetto studiato dalla psicologia sociale in maniera molto approfondita. In realtà è un fenomeno che per delle ragioni particolari spinge l'individuo, anche quello solitamente più intraprendente e generoso, a porsi nelle condizioni di spettatore dinnanzi ad una situazione di emergenza.
Chiarendo: ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza in cui c'è qualcuno che ha bisogno d'aiuto. Insieme a noi si trovano anche altri passanti e il luogo è abbastanza affollato.
Tutti notano la situazione. In un quadro del genere, secondo l'effetto spettatore, è altamente probabile che nessuno presterà aiuto alla persona che ne ha la necessità. Perché succede questo? Di fronte ad una situazione di emergenza si generano nell'individuo diversi processi cognitivi.
Il primo fra questi è l'analisi della situazione: secondo Latanè e Darley il soggetto spettatore in primo luogo analizza la situazione che gli si pone davanti agli occhi. Nelle situazioni ambigue, il soggetto sarà chiamato ad interpretare e giudicarne la gravità: egli dovrà domandarsi se si tratta effettivamente di un'emergenza e se la persona ha davvero bisogno di un intervento. Trovandosi insieme a molte altre persone, la paura legata all'idea di aver sopravvalutato l'accaduto (e dunque di fare una figuraccia!) supera di gran lunga la preoccupazione connessa alla probabilità che si tratti davvero di un'emergenza.
Intervenire costa: vale davvero la pena investire tempo ed energie in una situazione che, forse, non è così grave? Questo fenomeno non si verifica quando invece l'emergenza è palese ed evidente.
Diffusione della responsabilità
Si manifesta poi quella che è conosciuta come "diffusione della responsabilità". Più sono le persone presenti, più basso sarà il tasso di intervento. Ciò accade perché ognuno pensa "ci sono molte persone, perché mai dovrei essere io ad intervenire?". In aggiunta, si può essere restii dall'intervenire quando non si è sicuri di avere gli strumenti e le capacità di prestare aiuto alla persona che ne ha necessità e dunque di essere giudicati negativamente dai presenti. Questo effetto manifesta dinamiche opposte quando invece il soggetto, riconoscendo perfettamente la situazione, sa di avere le carte in regola per un intervento d'aiuto efficace: in questi casi la presenza di altri è invece un incentivo, in quanto non vi è il rischio di essere giudicati negativamente ma solo la possibilità di essere riconosciuti come competenti, oltre che eroici e altruisti.