Il rapper 35enne Médine Zaouiche dovrebbe esibirsi i prossimi 19 e 20 ottobre 2018 al Bataclan di Parigi, locale tristemente noto per gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015, che costarono la vita a 90 persone. La performance live dell'artista nato in Francia, ma di origini maghrebine, sta suscitando vibranti polemiche nel Paese transalpino.

I brani del cantante, infatti, vengono considerati provocatori. L'artista, ad esempio, ha scritto un pezzo intitolato "Crocifiggiamo i laici", mentre uno dei suoi 6 album si chiama "Jihad - La guerra più importante è contro se stessi".

Domenica scorsa, molti politici francesi hanno vivacemente protestato contro il concerto che il rapper di Le Havre dovrebbe tenere al Bataclan.

Francia: petizione di Roose contro il concerto del rapper di Le Havre

#Medine e #Bataclan sono diventati trend-topic su Twitter nella giornata di domenica, quando è stato comunicato che Médine Zaouiche si sarebbe esibito al Bataclan il 19 e 20 ottobre. Sulla vicenda è intervenuto con decisione Grégory Roose, ex delegato dipartimentale di FN, il quale ha lanciato una petizione su "Change.org" per chiedere l'annullamento della performance live del rapper di origini maghrebine.

L'iniziativa è stata già sottoscritta da quasi 9mila persone. Il concerto, secondo Laurent Wauquiez (numero uno del partito conservatore The Republicans) rappresenta "un sacrilegio per le vittime e un disonore per la Francia".

Il politico conservatore, rivolgendosi direttamente al presidente Macron, ha chiesto di bloccare l'evento, perché "ci sono simboli che non possono essere profanati".

Lo scetticismo della destra francese verso Médine Zaouiche

Gli avvocati dei parenti delle vittime e dei feriti al Bataclan hanno fatto sapere che avvieranno azioni legali per impedire i concerti dell'artista che canta "Crocifiggiamo i laici" perché rappresenterebbero una minaccia per l'ordine pubblico.

Eppure Médine, dopo gli attacchi del 2015 nel locale parigino, aveva subito espresso le sue condoglianze verso i familiari delle vittime dell'attentato, rimarcando la sua ferma opposizione ad ogni forma di violenza, guerra e radicalismo religioso.

Per il rapper transalpino, infatti, la jihad non è una battaglia contro l'Occidente ma un conflitto interno.

Naturalmente c'è anche chi si è schierato dalla parte di Zaouiche, sostenendo che bisogna reputarlo un artista e un rapper, e non un politico. Gran parte dei testi scritti dal cantante 35enne, comunque, trattano di temi "politici", soffermandosi ad esempio sulla questione palestinese e la guerra in Algeria. La destra francese, dal canto suo, resta in una posizione di contrapposizione verso l'artista, accusato di essersi sempre schierato contro chi biasima il credo musulmano.

Sulla questione è intervenuta anche Marine Le Pen (leader di FN) che, in sintesi, ha sostenuto che una persona che incita al radicalismo islamico non può esibirsi nel luogo dove, il 13 novembre 2015, sono state massacrate 90 persone dagli integralisti islamici.