Una giornalista di Famiglia Cristiana ha intervistato una delle tante richiedenti asilo sottoposte a torture e vessazioni nei campi di detenzione libici. Alla straniera la giornalista ha dato il nome di fantasia Mariam, chiedendo un parere sulla vicenda dei profughi sulla nave Diciotti, recentemente sbarcati a Catania dopo essere rimasti 11 giorni sul natante. Mariam ha abbassato lo sguardo per occultare le lacrime, lacrime di chi conosce il dolore dei richiedenti asilo sottoposti ad angherie e torture nei campi di detenzione libici. Mariam, 20 anni, conosce bene l'orrore vissuto dai profughi sbarcati a Catania giorni fa.

"Non hai idea di quanto ho sofferto in Libia", ha confessato la ventenne alla giornalista, sottolineando che il dolore delle persone non si può capire bene se non è stato vissuto sulla propria pelle.

Venduta come schiava

Mariam, come tanti altri africani, è stata rapita in Etiopia e poi venduta come merce, come schiava. Per otto, lunghi, anni la ragazza ha dovuto patire un vero inferno in Libia. La cronista di Famiglia Cristiana ha appreso cose raccapriccianti, orrori incredibili perpetrati nei campi di detenzione libici, come il bambino nato in carcere mentre i combattenti libici trucidavano la mamma perché aveva le doglie e si lamentava. Alle altre donne segregate era stato dato l'ordine di togliere di mezzo sia la donna che il piccolo, anche se quest'ultimo era quasi venuto alla luce.

Torture e morte

Come passava il tempo Mariam, nella prigione libica? Redigeva il nome dei deceduti, tra donne, uomini e bimbi. Non sempre Mariam conosceva il nome dei morti e spesso dava loro un nome di fantasia. Torture e morte sono all'ordine del giorno nei campi di detenzione in Libia. Famiglia Cristiana ha pubblicato nelle ultime ore alcuni video che ritraggono le torture a cui vengono sottoposte moltissime persone, filmati ripresi dalle stesse guardie carcerarie e usati per chiedere e ottenere un riscatto dai parenti dei vessati.

Un video del genere è stato visionato recentemente anche da Papa Francesco, che è rimasto molto scosso. Tali filmati mostrano immagini 'forti', disumane, che non possono essere viste da persone particolarmente sensibili. Famiglia Cristiana ha voluto divulgare tali scene non per scuotere e turbare ma per far riflettere sull'urgenza umanitaria a qualche chilometro dalle coste italiane. In un video, ad esempio, si vede bene una donna che chiede pietà e viene bastonata.