Una donna, di nazionalità tedesca, reclusa nel carcere di Rebibbia, verso le ore 12.00 di oggi si è resa protagonista di un episodio folle: ha gettato dalle scale i suoi due figlioletti, presenti nella struttura carceraria nella sezione "nido"; un figlio è morto, l'altro è ferito gravemente ed affidato ai tentativi dei medici dell'ospedale Bambin Gesù, di scongiurare un ulteriore decesso (il bambino è ricoverato in codice rosso).

Nella struttura "nido" sono ospitati i figli fino a tre anni delle donne detenute. La notizia è stata diffusa dal Presidente della Consulta penitenziaria, Lillo Di Mauro.

La dinamica dell'evento

Parrebbe che la donna, in stato depressivo, dapprima abbia gettato il figlioletto in carrozzina dalle scale, successivamente abbia lanciato per le scale anche l'altro figlio, che teneva per mano. Il Pubblico Ministero Dott.ssa Maria Monteleone, coordinatore dei pool della magistratura che indaga sui reati su minori, ha subito effettuato un sopralluogo nella struttura carceraria.

Ovviamente, i fatti contestati sono l'omicidio ed il tentato omicidio. Amare le parole del Segretario Generale del sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo: ”È un dramma atroce. Da settimane denunciamo i gravissimi episodi che stanno avvenendo nelle carceri italiane. Chiediamo al ministro della Giustizia un intervento immediato, ha l’obbligo morale di intervenire sulla situazione carceraria, diventata ormai esplosiva”.

La situazione della vigilanza all'interno dei penitenziari italiani assume contorni sempre più urgenti, richiedendo interventi solleciti e fattivi da parte dei responsabili della politica. In particolare, assumono contorni di indifferibile urgenza i presìdi all'interno degli spazi protetti, riservati all'alloggio dei figli minori delle detenute.

Ludoteche, ambienti dedicati all'allattamento ed alle cure dei neonati, stanze dedicate alle attività di "asilo nido": non è possibile che questi spazi versino in condizioni di scarsa vigilanza, di sovraffollamento e di incuria. Sono anni che il Garante dei detenuti della Regione Lazio ha sollecitato una sensibilizzazione verso queste tematiche: "Non solo sono condannati a trascorrere in una cella l’età cruciale del primo apprendimento", riferiva nell'ormai lontano 2010 il Garante Angiolo Marroni, "ma in questi ultimi tempi, per colpa del sovraffollamento, stanno pagando in maniera insopportabile colpe che non sono le loro".

I motivi della reclusione

La donna si trovava a Rebibbia per episodi criminosi legati alla tossicodipendenza. Ad innescare il gesto sconsiderato una patologia depressiva cui la donna soffriva da tempo, stando alle prime ricostruzioni. La donna avrebbe dovuto avere un colloquio con i parenti nella mattinata di oggi.