Per il caso Diciotti il vicepremier Salvini risulta ancora indagato e l'inchiesta si è spostata da Palermo a Catania, dopo che il Tribunale dei Ministri ha escluso la propria competenza per i reati contestati al responsabile del Viminale e al suo capo Gabinetto Piantedosi. La posizione del leader leghista, oggi uomo chiave del governo “gialloverde” a guida Conte, sembra però destinata ad alleggerirsi in virtù delle risultanze dell'attività investigativa compiuta dagli organi competenti a esaminare la condotta degli indagati durante le concitate giornate tra il 15 e il 25 agosto 2018, quando una nave con a bordo quasi 200 migranti fu trattenuta a largo di Lampedusa e poi nel porto catanese per fare pressione su Malta e altri Stati membri dell'Ue.

Il principale indiziato degli illeciti ipotizzati dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio, secondo quanto risulta dagli atti di indagine ora trasmessi alla Procura della Repubblica etnea, potrebbe non aver compiuto alcuna irregolarità nei primi 5 giorni della “crisi”, essendo stato impegnato insieme agli uomini della Guardia Costiera a “fare l'interesse del Paese al rispetto delle convenzioni internazionali da parte dei partner europei”.

Diciotti, per Salvini archiviazione in vista?

Elementi che, se confermati, preluderebbro (almeno così sostengono i quotidiani Libero e Il Giornale) a un'archiviazione del Ministro dell'Interno in tempi anche abbastanza brevi. Al momento, comunque, pare chiara la distinzione degli inquirenti sui due periodi diversi analizzati nell'inchiesta e cioè il primo dal 15 al 20 agosto e il secondo fino al 25.

Difficile distinguere, in questa fase, tra la posizione di Salvini e quella degli altri soggetti attenzionati dalle investigazioni di Patronaggio e del TdM, ma sembra che il collegio palermitano formato dai giudici Pilato, Serio e Sidoti abbia accumulato prove contrarie ad un'eventuale conferma dell'incriminazione degli indagati, a partire proprio dal numero 2 dell'esecutivo M5S-Lega.

Caso Diciotti, "smontata" inchiesta su Salvini

In particolare, all'inizio della controversia vi fu ad avviso dei magistrati una semplice e probabilmente doverosa “attività di pressione diplomatica nei confronti di Malta”, le cui autorità si erano rifiutate di accogliere i 190 migranti che navigavano a poche miglia di distanza dalle acque territoriali dell'isola a bordo della nave Diciotti dopo essere stati tratti in salvo dalla Guardia Costiera italiana.