Niccolò Bettarini, figlio della conduttrice televisiva Simona Ventura e dell'ex calciatore Stefano Bettarini, lo scorso primo luglio fu vittima di un'aggressione con calci e pugni e ben otto coltellate ad un braccio davanti alla discoteca milanese "Old Fashion".
L'aggressione avvenuta in discoteca
Il motivo dell'aggressione, spiegato da Niccolò, riguarda la difesa di un amico che stava litigando con alcuni ragazzi al di fuori del locale. E poi è stato preso di mira dal branco che lo hanno riconosciuto come il figlio della soubrette e dello sportivo.
Niccolò aveva riportato diverse ferite, tra cui una lesione al tendine della mano destra. Venne operato d'urgenza al "Niguarda" e per fortuna riuscì a salvarsi.
Secondo gli esami tossicologici eseguiti in ospedale, Niccolò, quella notte, era risultato positivo al test sull'uso di sostanze stupefacenti, ma questo non è stato rilevante per il pm. Anzi, potrebbe prefigurare un aggravante per i quattro aggressori che hanno approfittato della momentanea non lucidità del giovane Bettarini. Oggi sono arrivate le quattro richieste di condanna con l'accusa di tentato omicidio.
In aula
Il pm di Milano Elio Ramondini ha chiesto, quindi, quattro condanne nel processo con rito abbreviato a carico degli aggressori.
Il pm è partito dal massimo della pena per calcolare la condanna, ridotta da quindici a dieci anni con l'abbuono previsto dal rito abbreviato.
Secondo la ricostruzione del gip Stefania Pepe, i quattro ragazzi, con un'età compresa tra i ventitré e i ventinove anni, erano a conoscenza del fatto che quel pestaggio ed i fendenti provocati con una lama di venti centimetri avrebbero potuto essere letali per il giovane Bettarini.
E qui parte l'accusa di tentato omicidio, con l'aggravante di aver agito per futili motivi.
Niccolò Bettarini, con un elegante completo blu, era presente alla prima udienza ed ha raccontato ai giornalisti di aver provato rabbia nel rivedere i quattro aggressori, ma di aver fiducia nella giustizia. Giunti in tribunali anche alcuni suoi amici per sostenerlo.
Presenti anche i quattro aggressori, accompagnati dalla polizia penitenziaria.
Nella prossima udienza, fissata per il 30 novembre, interverranno sia gli avvocati degli imputati che l'avvocato Alessandra Calabò, legale del giovane che si è costituito parte civile.
Il ricordo dell'aggressione
A distanza di quasi quattro mesi dall'aggressione, il diciannovenne è tornato a parlare di quei terribili momenti in cui ha rischiato di perdere la vita. Da quella brutale aggressione il ragazzo riuscì a salvarsi grazie all'intervento della fidanzata Zoe Esposito e di alcuni amici. Il ragazzo ha raccontato di aver avuto paura di morire così banalmente, ma peggio delle coltellate ricevute è stato vedere piangere i suoi genitori.
Niccolò ha confessato che quella brutta esperienza gli è servita per avere maggiore consapevolezza dell'importanza dei veri valori della vita.