Una morte assurda, brutale, inspiegabile: Manuel Careddu sarebbe stato colpito con una picconata al volto e poi massacrato e ucciso a colpi di pala dai suoi “amici” perché avrebbe osato chiedere a un componente del gruppo (la ragazza diciasettenne) di saldare immediatamente il debito di droga. E l’avrebbe fatto andando a casa della giovane, al cospetto della mamma, che avrebbe sentito tutto. Uno sgarro insomma che ha scatenato la follia del gruppo che – secondo quanto accertato dai Carabinieri – avrebbe deciso di dare una punizione esemplare al giovane.
Nell’auto che l’ha condotto alla morte infatti, Manuel c’era salito perché G.C., la ragazza minorenne del gruppo, l’aveva rassicurato: il giovane era convinto che il gruppo volesse realmente restituire il denaro e per questo non aveva avuto tentennamenti a seguirli. L’auto dove i Carabinieri avevano piazzato la microspia era guidata da Christian Fodde, ma al suo interno – oltre alla vittima - c’erano anche i due minorenni: C.N e G.C., la ragazza del gruppo che era stata “scoperta” dalla madre. Ad attenderli sulle rive del lago Omodeo invece c’era Riccardo Carta. Ed è proprio su queste rive che viene messo in atto il brutale omicidio. Matteo Satta invece non era andato, aveva infatti in custodia i telefoni cellulari, probabilmente per non lasciare tracce sulla loro posizione.
Le certezze delle intercettazioni
Gli investigatori dei Carabinieri, grazie anche alle intercettazioni ambientali, sono in parte riusciti a ricostruire la dinamica dell’atroce delitto. La microspia piazzata nell’auto del padre di Christian Fodde, tenuta sotto controllo per l’omicidio di Mario Atzeni (avvenuto nel settembre del 2017), ha infatti registrato quasi tutto, fino all’apertura del cofano, dove secondo gli inquirenti c’era una cassetta degli attrezzi contenente gli arnesi usati per uccidere il giovane Manuel: un piccone, una pala e anche una motosega.
Quello che però è accaduto una volta che il gruppo è sceso dall’auto almeno per ora si può solo immaginare, dato che la microspia piazzata all’interno del mezzo non è riuscita a registrarlo. Il tutto dev’essere infatti ancora chiarito dagli inquirenti, che son convinti che Manuel sia stato prima colpito al volto con un piccone e poi sia stato finito a colpi di pala, sulla testa.
Soltanto il ritrovamento del corpo senza vita del giovane e quindi l’autopsia, potranno dare più certezze agli investigatori.
Ucciso, spogliato e seppellito
Dopo che il gruppo mette in atto la vendetta, uccidendo il povero giovane, scatta anche la seconda fase del delitto. Secondo gli investigatori dell’Arma infatti, la stessa pala che era stata utilizzata per uccidere Manuel, viene anche usata per scavare la sua tomba. Ma, da quanto accertato dalle indagini, prima di essere sepolto il corpo senza vita del giovane viene spogliato, legato con delle corde e trascinato per diversi metri. Ed è proprio questo il motivo per cui i Carabinieri stanno anche indagando per eventuali sevizie subite dal povero giovane. Una delle poche certezze, per ora, è che il delitto si è svolto la notte dell’11 settembre, tra le 21 e le 24. Le indagini proseguono.