Sembra la cronaca di un film horror, invece è tutto drammaticamente vero. Per un mese, i presunti assassini di Manuel Careddu (scomparso in Sardegna a settembre) avrebbero finto la massima disinvoltura. Sui social, come nella vita quotidiana con parenti e amici, la loro condotta sarebbe stata praticamente insospettabile. Sono tutti giovanissimi, tra loro una ragazza 17enne. Christian Fodde, Matteo Satta, Riccardo Carta (tutti tra i 19 e i 20 anni), C. N.e G. C (17 anni). Sarebbero loro i killer del lago Omodeo. Un appellativo che stride con la loro adolescenza, volti da duri in corpi da ragazzini, esempio della banalità del male.

La trappola mortale

Manuel Careddu si sarebbe fidato di qualcuno di loro, attirato nella trappola mortale dalla ragazza, secondo le ricostruzioni sinora emerse, poi 'incastrato' dall'arrivo degli altri del branco. Tutti diretti in auto verso il luogo della sua fine, tutto deciso, tutto già scritto. I 5 avrebbero pianificato l'intera trasferta dell'orrore, assicurandosi di non rendersi reperibili: hanno lasciato i rispettivi telefoni in paese, nelle mani del Satta, per non agganciare alcuna cella intorno alla scena del crimine.

La microspia nell'auto

L'auto del padre di uno di loro (intercettato per un'altra inchiesta) è stata usata per raggiungere quelle sponde. La microspia ha tradito tutti. Testimone occulta e fedele, in quel viaggio che si sarebbe potuto facilmente tradurre nel delitto 'perfetto'.

A bordo Fodde (conducente), i due minorenni C. N. e G. C., la vittima. Ad attenderli, a destinazione sulle rive dell'Omodeo, Riccardo Carta.

Il caso ha giocato a favore della giustizia e di una parziale ricostruzione dell'accaduto. Il resto dovranno dirlo i 5 arrestati, su cui gravano pesantissime accuse e che si sarebbero limitati a una marginale collaborazione con gli inquirenti.

Poi c'è il corpo, che ancora non si trova ma che è la chiave di volta per capire l'esatta dinamica dell'omicidio.

Ucciso con una pala, forse anche un piccone

Secondo quanto riporta Linkoristano, ci sarebbero già i primi elementi a cristallizzare un'istantanea spaventosa e inimmaginabile. Nel cofano della vettura armi improvvisate: una pala, un piccone, funi.

Forse - scrive il portale sardo - anche una motosega. La 17enne potrebbe essere rimasta in auto, ma anche questo sarebbe un dettaglio ancora opaco di quella notte di sangue. Sulla stampa locale si è parlato anche di una picconata al volto, ma si tratta ancora di dati non oggettivi.

La scomparsa del 18enne

Il 18enne di Macomer è scomparso la sera dell'11 settembre, dopo essere arrivato ad Abbasanta e aver incontrato la ragazza per un presunto debito. Quello il suo ultimo spostamento registrato. Sino all'incredibile epilogo. La madre del giovane, Fabiola Balardi, non smette di chiedere la verità e che il branco collabori, anzitutto indicando dov'è il corpo.

Le ricerche del cadavere proseguono incessanti, ma non si esclude che possa essere stato spostato nei giorni successivi al delitto.

Non è chiaro se sia stato seppellito o gettato nelle acque del bacino artificiale.

Le parole del procuratore Basso

Poche ore dopo l'arresto dei 5 ragazzi, in conferenza stampa gli inquirenti hanno fissato le prime colonne portanti di un'indagine tutt'altro che facile. Il procuratore di Oristano, Ezio Domenico Basso, ha chiaramente parlato di un omicidio premeditato e brutale. Non si esclude che il ragazzo possa aver subito anche sevizie.

Agli indagati si contestano reati gravissimi: concorso in omicidio pluriaggravato (in cui pesano la premeditazione, l'alto numero dei partecipanti, le modalità, le condizioni del luogo e l'ora scelta per agire) e occultamento di cadavere.

Secondo il procuratore, non può ancora dirsi esclusa la presenza di altre persone sulla scena del crimine. Sarebbe un dato certo il ritorno di almeno uno dei 5 ragazzi sul luogo del delitto, forse per eliminare ogni traccia della mattanza.