Svolta nell'inchiesta per la morte del piccolo Giuseppe, 8 anni, massacrato dal patrigno Tony Essobti Badre a Cardito, nel gennaio scorso. La polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per la madre del bambino, la 30enne Valentina Casa, la cui posizione si è progressivamente incrinata nel corso delle indagini. A suo carico l'accusa di concorso in omicidio aggravato e tentato omicidio ai danni della sorellina della vittima.
Arrestata la madre del piccolo Giuseppe
Cardito si risveglia con una nuova tempesta mediatica intorno, dopo l'arresto di Valentina Casa, madre del bimbo di 8 anni massacrato di botte e ucciso dal patrigno.
In carcere, prima della 30enne, è finito proprio quest'ultimo, Tony Essobti Badre, compagno della donna.
Giuseppe è morto nel gennaio scorso, secondo le indagini lasciato agonizzante per ore sul divano dopo il brutale pestaggio. All'aggressione avrebbe assistito anche la mamma, che si era difesa sostenendo di non essere riuscita a fermare la furia dell'uomo perché in stato di shock.
A carico della Casa le accuse di concorso in omicidio aggravato e tentato omicidio dell'altra figlia, sorella minore della vittima che era rimasta ferita durante il massacro.
Il provvedimento è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Commissariato di Afragola, su ordine del gip del Tribunale di Napoli Nord.
Un'ulteriore ordinanza è stata emessa a carico di Essobti Badre per il tentato omicidio della bambina.
L'indagine, coordinata dalla Procura di Napoli Nord sotto la guida di Francesco Greco, è molto complessa e delicata. Per la 30enne, il pm Paola Izzo ha ipotizzato il reato di concorso in omicidio aggravato dalla crudeltà e dall’abuso delle relazioni familiari.
Valentina Casa è stata arrestata a Massa Lubrense, dove si era trasferita dal 27 gennaio 2019 (giorno del delitto).
La versione del patrigno
Secondo la tesi della Procura, la madre non avrebbe fatto nulla di concreto per fermare la furia del compagno e "non chiese l’aiuto dei vicini”. La donna non riferì subito che l'autore del pestaggio era proprio il convivente.
Ad allertare i soccorsi, purtroppo tardivi, era stato il fratello dell'uomo, che avrebbe messo la coppia davanti alla sconvolgente gravità della situazione.
Il patrigno del piccolo Giuseppe aveva fornito un movente shock in sede di interrogatorio, sostenendo di aver agito in preda a un raptus di follia dopo che i bambini avevano rotto il lettino appena acquistato.
Fu il racconto della sorellina del bimbo, sopravvissuta alla bestiale aggressione, a fornire agli inquirenti alcuni elementi utili a ricostruire i sinistri retroscena dell'omicidio.