C'è un arresto per il delitto di Alberto Melone, il 18enne ucciso a colpi di pistola in un appartamento che si affaccia sulla piazza del Teatro, ad Alghero. Il ragazzo, figlio di una famiglia molto nota e apprezzata in città, era già morto all'arrivo dei soccorsi. Il presunto assassino è un giovane come lui, condotto in caserma perché presente sulla scena del crimine e poi sottoposto a interrogatorio. E proprio durante la notte avrebbe confessato le sue responsabilità ed è scattata l'accusa di omicidio a suo carico.

L'identità dell'indagato

Lukas Saba, questo il nome del ragazzo arrestato e attualmente detenuto nel carcere di Bancali, sarebbe il proprietario dell'appartamento in cui si è consumato l'efferato delitto.

Ad allertare le forze dell'ordine e i soccorsi sarebbero stati alcuni vicini, intorno alle 21:30 del 5 aprile, allarmati da uno sparo.

Secondo le ricostruzioni, Melone sarebbe stato colpito due volte al torace, e una delle ferite sarebbe stata mortale. Sul posto i carabinieri e la polizia, oltre al personale del 118.

Al momento dell'omicidio, in quella casa ci sarebbero state almeno tre persone, e il racconto dei testimoni sarà utile a cristallizzare una dinamica ancora non del tutto chiara.

La prima versione di Saba

Inizialmente, gli inquirenti avrebbero raccolto una versione falsa da parte di Saba. Il ragazzo, infatti, avrebbe dichiarato l'arrivo di una quarta persona in quell'appartamento. Quest'ultima, sempre secondo il primo racconto dell'indagato, avrebbe bussato alla porta e la vittima sarebbe andata ad aprire, incassando la pioggia di fuoco.

A detta di Lukas Saba, l'ignoto killer si sarebbe dileguato senza lasciare traccia. Questa ricostruzione ha iniziato a perdere consistenza nel corso dell'interrogatorio, sino al suo definitivo sgretolarsi in favore di una piena confessione. Non è ancora emerso alcun movente, e il limbo delle indagini è ancora molto fluido.

La famiglia della vittima nota in città

Alberto Melone era un ragazzo piuttosto conosciuto per via della storica attività di famiglia. Il padre, infatti, è titolare del famoso bar Da Trico, e lo stesso 18enne vi avrebbe lavorato come barista.

La città si è risvegliata sotto una cappa di dolore e incredulità, mentre si scava nelle storie personali dei protagonisti per avere un quadro sempre più completo dei fatti.

Inquirenti e pm, Mario Leo, lavorano a una difficile e articolata indagine.

Nel corso delle prossime ore potrebbero emergere elementi utili a dare un puntuale resoconto di quanto accaduto. Cosa è successo davvero in quella casa trasformata nella scena di un crimine spaventoso e devastante?