Il 2018 potrebbe essere l'ultimo anno dei test d'ingresso alle facoltà di Medicina e Chirurgia. Ieri, 15 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019 – 2021. Il provvedimento che abolisce il numero chiuso pare abbia colto di sorpresa anche il Ministero della Salute e di quello dell’Istruzione che oggi hanno precisato che "si tratterà di un percorso graduale".

La notizia è arrivata a poche settimane dalla proposta che punta all'abolizione del valore legale dei titoli nei concorsi pubblici.

L'abolizione del numero chiuso

Tra i punti cardine della manovra varata dal Consiglio dei ministri c'è “l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di medicina”. Come si legge nel breve comunicato stampa diramato da Palazzo Chigi nella serata di ieri, lunedì 15 ottobre, s'intende abolire il numero chiuso consentendo a tutti di aver accesso agli studi.

Dietro al provvedimento, però, c'è un piccolo giallo. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, infatti, ha spiegato in proposito: "Voglio essere sincero, a me questa cosa non risulta.

Farò le dovute verifiche".

Non è ancora chiaro, quindi, in che modo il sistema vigente tutt'ora verrà modificato. Al momento, sembra che per il 2019 non dovrebbero essere previsti i test per l’accesso alle facoltà di medicina e chirurgia.

Questi test vengono svolti, tra mille polemiche, e rappresentano una "prova d'ingresso" che permette l'accesso al corso di laurea magistrale a ciclo unico. Nel corso degli ultimi anni, in molti hanno avanzato critiche relativamente a questa procedura. Lo scorso anno, ad esempio, erano finite nell'occhio del ciclone le diverse domande di logica, mentre quest'anno c'era stato lo "strano caso delle ricerche su Google". Infine, la prova è considerata troppo selettiva: su oltre 67 mila candidati, poco meno di 10 mila possono iscriversi.

Già sul finire dell'estate, la ministra della Salute Giulia Grillo (anche lei sorpresa dal provvedimento), si era detta favorevole all’abolizione e aveva proposto di seguire il modello francese: "Il primo anno - aveva spiegato - è a libero accesso, ma poi c'è una rigida selezione per verificare chi può proseguire il percorso di studi".

I possibili rischi

Secondo gli esperti, abolire i test di medicina, e di conseguenza, il numero chiuso, potrebbe essere una scelta non priva di rischi. Uno dei punti critici riguarderebbe il post laurea. Ci si domanda, in particolar modo, come si riusciranno a finanziare tutte le borse di specializzazione in vista di un aumento esponenziale degli iscritti e - si presume - dei laureati?

Inoltre, l'intero sistema andrebbe adeguatamente rimodulato: ad oggi, infatti, le scuole di specializzazione offrono circa 7.000 posti l’anno, ma già ora i laureati sono circa 10.000.

Senza contare che, per sostituire i medici che andranno in pensione (stimati sugli 8.000 all'anno), non basteranno i 7.000 specializzandi. Infine, potrebbero anche esserci relativamente all'organizzazione dei corsi di laurea: come verrà gestito un alto numero di studenti?