La notizia sta spopolando sul web e sui social: una parte dell'Etna starebbe scivolando nel mare e potrebbe creare uno tsunami che si abbatterebbe sulla Sicilia e altre zone del Mediterraneo. Tutto è partito da "Science", la rivista di pubblicazioni scientifiche, che ha pubblicato un recente studio sulla situazione del vulcano nel quale si ipotizzano scenari catastrofici per la terra del sole. Ma è davvero così? Secondo il direttore dell'Osservatorio Etneo presso l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dott. Privitera, il rischio reale è assolutamente basso: lo studio è utile ma l'allarmismo creatosi sarebbe ingiustificato.
L'articolo di Science sull'Etna
L'articolo che ha lanciato l'allarme è intitolato "Gravitational collapse of Mount Etna's southeastern flank" (il collasso gravitazionale della fiancata sud-est dell'Etna), è stato scritto da una prestigiosa equipe del centro di ricerca tedesco Geomar, da studiosi dell'università di Kiel e da alcuni dell'Istituto Nazionale di Geofisica di Catania. Nell'articolo si fa riferimento appunto all'instabilità della parte situata a sud-est nel vulcano, che starebbe scivolando lentamente nel mar Ionio. Questa porzione dell'Etna presenta diverse fratture e faglie, anche sotto il livello del mare. Sarebbe proprio questa frazione, estremamente fragile, a causare i terremoti che si registrano spesso sul fianco del vulcano.
Questo fenomeno non è stato certo scoperto qualche giorno fa - viene infatti controllato fin dagli anni 80 - ed è stato studiato per anni da team di ricerca internazionali e non che hanno cercato di capirne le cause, monitorando l'Etna e pubblicando studi sempre più dettagliati sugli spostamenti di quella frazione del vulcano.
Il tema era stato trattato anche nel recente aprile 2018, in un articolo su MeridioNews, da un gruppo di ricercatori francesi e inglesi.
Dopo l'articolo di Science la notizia è rimbalzata sui social, scatendando un'ondata di preoccupazione in tutto il territorio etneo e in generale in tutta Italia, ma in realtà gli studiosi non hanno fatto ipotesi precise ma anzi hanno sottolineato che al momento non ci sono segni di una frana imminente del vulcano, ed uno scenario catastrofico del crollo improvviso dell'Etna è tutt'altro che probabile.
INGV: "Probabilità bassissime"
Per il direttore della sede catanese dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica Vulcanica), dottor Eugenio Privitera, l'unica cosa che ha fatto l'articolo di Science è stato aggiungere un contributo ad una discussione che va avanti da anni, ovvero il dibattito su cosa stia causando lo scivolamento dell'Etna, se la gravità o la spinta del magma, oltre a fornire informazioni sulla parte sommersa del vulcano che prima erano sconosciute. Privitera ha poi spiegato che la situazione dell'Etna non è cambiata rispetto a quello che già si sapeva, ed il rischio del crollo improvviso è una probabilità talmente bassa che non è quantificabile.