Un 'esposizione insolita e controversa in cui si vedono, si possono annusare, e volendo anche assaggiare, pipistrelli, formaggi con i vermi, insaccati di interiora di pecora ed altro ancora. Comunque alimenti ritenuti raccapriccianti, 80 piatti provenienti da 35 paesi di tutto il mondo che sovvertono le idee sul mangiare bene, con piacere. E' stato inaugurato ieri il primo museo al mondo dei cibi disgustosi. Ha aperto a Malmo, città che si trova nella parte più meridionale della Svezia.

L'ha ideato e realizzato lo psicologo e ricercatore americano Samuel West, già creatore di un'altra istituzione orignale sempre in Svezia, il museo del Fallimento che racconta perché alcuni gadget non hanno avuto successo sul mercato.

Cibo disgustoso da tutto il mondo

In questa singolare esposizione sono in mostra alcuni dei cibi più 'repellenti' al mondo. Ci sono i frullati di rane peruviani, il 'casu marsu', tipico formaggio sardo con larve di mosca e il 'callu sardu', altra specialità isolana: lo stomaco di un capretto lattante chiuso alle estremità con una corda e stagionato con il suo contenuto, l’ultima poppata di latte materno.

Quindi la zuppa di pipistrelli, le uova fermentate, specialità cinese, il 'durian', frutto asiatico così puzzolente da essere vietato nei luoghi pubblici e vietatissimo sui trasporti a Singapore, o l’aringa acida svedese che non è da meno a causa del fortissimo odore e va perciò tassativamente consumata all’aperto.

Tra gli alimenti repellenti, ci sono anche il vino dei tre peni, il pene del toro, la carne di squalo marcio considerata in Islanda una prelibatezza, il vino di topo che in Cina si prepara facendoci annegare topolini, o i cervelli di maiale provenienti dagli Stati Uniti, o la liquirizia al sale che puzza di ammoniaca, consumata in molti Paesi del Nord.

A scopo prudenziale, il biglietto d'ingresso è stato concepito come una piccola borsa dove poter vomitare se ce ne fosse bisogno.

Un museo per riflettere e ripensare il nostro disgusto

L'intento della singolare esposizione non è solo stimolare una reazione di disgusto che comunque secondo Samuel West, ideatore e curatore della rassegna, è una delle basilari emozioni umane, o fare felici gli amanti dell'orrido.

Per strano che possa sembrare, la mostra vuole fare riflettere sulla concezione comune del cibo e dell'alimentazione perché "il disgusto è culturale e contestuale", oltre che mutevole e legato alle preferenze personali. "Voglio che le persono mettano in discussione ciò che ritengono disgustoso", ha detto West.

L'intento dell'esposizione che prevede anche degustazioni, è far passare in modo originale il concetto di economia sostenibile. West evidenzia che disgusta l'idea di mangiare insetti o carne creata in laboratorio. Ma disgustoso può essere anche il modo in cui il nostro cibo preferito è prodotto, spesso provocando sofferenze agli animali. Le nostre abitudini, se non automatismi alimentari, alla luce della sostenibilità ambientale, vanno riviste.

Basti pensare a quanto costa a livello di impatto ecologico il modo in cui produciamo carne.

"Esplorare e modificare la nostra percezione del “disgustoso” in materia di cibo, potrebbe aiutarci nella transizione verso risorse di proteine meno nocive per la natura", sostiene West. La mostra vorrebbe infatti proprio stimolare un dibattito aperto sulle fonti di proteine sostenibili.

L'altro elemento emerso è che persone provenienti da vari paesi quando hanno scoperto che nell'esposizione c'era un cibo di 'casa' loro, sono corse a difenderlo. "Le persone non accettano che prendiamo i loro cibi preferiti e li mettiamo nel museo", ha detto Andreas Ahrens, il direttore del museo. Invece potremmo scoprire che è sano, commestibile e persino buono ciò che non siamo ancora pronti a mangiare.