I militari dell'arma dei carabinieri del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con i colleghi del reparto A.P.I. (Aliquota di Primo Intervento) e del Nucleo Radiomobile ed Operativo specializzato in operazioni a rischio) nella nottata tra mercoledì 5 e giovedì 6 dicembre 2018 hanno fatto irruzione in un'abitazione del quartiere Pianura a Napoli, bloccando il latitante Andrea Teano, classe 1982, considerato dagli inquirenti un affiliato e membro di spicco dell'associazione camorristica del clan della famiglia 'Caiazzo-Cimmino', operante nel quartiere Vomero.

L'operazione

L'arrestato, già noto alle forze dell'ordine per precedenti di polizia e altri reati similari, dovrà ora rispondere dei reati penali di tentata estorsione con l'aggravante delle modalità mafiose, perpetrate ai danni del proprietario di un’azienda di trasporto di persone malate. I militari dell'arma erano sulle sue tracce già dallo scorso 16 ottobre 2018, quando Teano era riuscito a far perdere le sue tracce, sfuggendo così all'esecuzione di un'ordinanza di fermo emessa dalla D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia) della Procura della Repubblica Presso il Tribunale di Napoli.

Le indagini

Le forze dell'ordine sono riuscite ad individuare il latitante grazie ad una complessa e articolata attività di indagine, avvalendosi di moderne tecnologie di rilevazione di posizione G.P.S.

e pedinando persone molto vicine a lui. Teano si era nascosto all'interno di un complesso residenziale di edilizia popolare situato in via Corrado Alvaro, zona isolata e poco in vista della periferia della città di Napoli. Il blitz dei carabinieri, organizzato con l'ausilio di un elicottero dell'Arma e il supporto dell'unità cinofila, non ha lasciato a Teano nessuna possibilità di fuggire: non ha potuto far altro che lasciarsi ammanettare dai militari.

Il reato

Secondo gli inquirenti e la magistratura partenopea, Teano, assieme ad altri elementi di spicco del clan dei 'Cimmino – Caiazzo', aveva ripetutamente minacciato di morte con un’arma da fuoco il titolare di una ditta di trasporto di infermi con ambulanze. Attraverso il metodo mafioso, il gruppo criminale aveva intenzione di obbligare l'imprenditore al pagamento di una cifra pari a circa tre mila euro al mese, da versare come 'pizzo'.

Durante la perquisizione del nascondiglio dell'arrestato gli investigatori hanno rinvenuti un'ingente somma di denaro in banconote contanti e alcuni bigliettini scritti a mano, ritenuti di notevole interesse per il prosieguo delle indagini.