Alle prime ore dell'alba, nella mattinata di oggi, martedì 20 novembre 2018, i militari dell'arma dei carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Castello di Cisterna (provincia di Napoli) hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P., Giudice per le Indagini Preliminari, della Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.

Le indagini

Su richiesta di carcerazione della D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia) partenopea, sono finiti in manette cinque indagati, tutti ritenuti affiliati o vicini al clan camorristico della famiglia Moccia, attivo e operante nei comuni di Afragola, Casoria e altri territori limitrofi.

I soggetti arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver commesso i reati di danneggiamento, incendio doloso, porto irregolare di arma da fuoco, reiterata e continuata tentata estorsione, con l'aggravante del metodo mafioso.

Gli arrestati

La complessa e articolata attività investigativa di indagini, coordinata dalla D.D.A partenopea, ha permesso di appurare le responsabilità criminali e delittuose di un nutrito gruppo, articolazione del sodalizio camorristico dei Moccia di Afragola. A finire in carcere sono stati Michele Puzio detto 'Occione', Domenico Cimini detto 'o' prevete', Giuseppe Puzio detto 'O’ boia', Pasquale Carrese detto 'Lino a quercia' e Antonio Virtuosi detto 'O’ gemello'.

Attualmente, gli arrestati sono stati tradotti presso la casa circondariale penitenziaria di Secondigliano (Napoli), a eccezione di Domenico Cimini e Michele Puzio, che si trovano già in carcere, rispettivamente negli istituti penitenziari di Terni e Tolmezzo (Udine).

Il raid intimidatorio

Gli arrestati si sono resi colpevoli di un raid incendiario ai danni della società 'Go Service Scarl', vincitrice della gara d'appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani sul territorio del comune di Afragola (Napoli).

L'atto intimidatorio, avvenuto lo scorso 11 agosto 2017, aveva l'obiettivo di costringere il proprietario della ditta al pagamento di una cospicua tangente al clan Moccia, dopo una serie di altri episodi di tentata estorsione, tutti respinti dal titolare dell'azienda. Su ordine di esponenti di vertice dell'associazione camorristica, tre dei cinque soggetti arrestati si introdussero nell'area di sosta dei mezzi dell'azienda e, dopo aver costretto, sotto la minaccia di un'arma, l'autista del veicolo a scendere dallo stesso, appiccarono il fuoco ad un auto-compattatore.