Michele Giuttari, poliziotto ma anche scrittore, ha indagato per 17 lunghi anni sul caso del Mostro di Firenze. Nel 1998 era a capo della Squadra mobile di Firenze ed aveva redatto molte considerazioni, consegnate alla magistratura, circa alcune consulenze balistiche che, a suo avviso, erano state tralasciate. Questo partendo dal fatto che i bossoli ritrovati sulle varie scene del crimine erano numericamente inferiori ai colpi esplosi. Oltretutto in alcuni casi (come per esempio l'omicidio del 1982) non erano state effettuate analisi di alcun tipo sui proiettili poiché 'gravemente danneggiati'.

Alla luce dei nuovi ritrovamenti anche le considerazioni di Giuttari sono tornate sulle pagine dei giornali.

Il proiettile ritrovato e mai analizzato

È di pochi giorni fa, infatti, la notizia del ritrovamento tra i vari reperti dell'inchiesta, di un proiettile dimenticato, ovvero mai analizzato. Apparterrebbe al delitto dell'8 settembre del 1985, in località Scopeti. Il Mostro di Firenze, uno dei casi di Cronaca Nera italiana più efferati e citati, ha visto, negli anni, l'alternarsi di varie teorie. Pacciani, Vanni e Lotti, i così detti 'compagni di merende' furono i soli ad essere condannati per le morti dei 16 giovani avvenute tra il 1968 e il 1985, nei dintorni di Firenze.

Ma per molte persone vicine al caso, dietro a questi delitti si nascondeva una mente più raffinata di quella dei tre accusati, e soprattutto una persona (probabilmente un dottore) capace di sezionare un corpo con precisione chirurgica, azione che si ritiene poco plausibile effettuata dai compagni di merende.

In Italia fu il primo caso riconosciuto di omicidio seriale e le dinamiche negli anni, rimasero per lo più invariate: l'assassino sparava prima all'uomo e poi alla donna, che subiva anche, post mortem varie amputazioni. Il 7 gennaio del 1993 Pietro Pacciani viene quindi arrestato con l'accusa di essere l'omicida delle 8 coppie.

Pietro Pacciani morì da uomo libero

Tre anni più tardi, nel 1996 Pacciani è però stato assolto dalla Corte d'Appello per 'non aver commesso il fatto' e a livello giuridico il Presidente della Corte, Francesco Ferri criticò aspramente come furono condotte le indagini e quindi tutto l'impianto accusatorio contro Pacciani. Anche il magistrato Pietro Tony domandò per Pacciani l'assoluzione.

Quindi Pietro Pacciani morì da uomo libero il 22 dicembre del 1998. La Cassazione aveva annullato in seguito l'assoluzione e predisposto un nuovo processo che però non si celebrò mai a causa del decesso dell'uomo.

Complessa, quindi, la storia del Mostro di Firenze, perché molti sono stati i dubbi durante il processo e anche successivamente. Il ritrovamento di questo reperto potrebbe far luce su questo caso dopo 33 anni.