Quando la forza della vita riesce a superare persino l’indistruttibile barriera della morte, ecco che la fantascienza può far pace con la scienza. Ne è dimostrazione vivente una piccola brasiliana di quasi un anno, nata a San Paolo del Brasile il 15 dicembre del 2017, da ben due madri. E questo non è certo l’aspetto più singolare della vicenda, poiché una delle due madri era già deceduta un anno prima che la piccola nascesse.

Mors tua, vita mea

L'eccezionale caso, venuto alla luce grazie ad un servizio della Bbc, riporta la testimonianza di una donna nata senza utero a causa di una rara malformazione congenita, nota come “sindrome di Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser” (MRKH), una malattia che impedisce totalmente e irreversibilmente lo sviluppo degli organi riproduttivi femminili.

L’unica soluzione che possa rendere possibile una fecondazione e la successiva Gravidanza, in un caso del genere, è il trapianto di utero. Operazione già sperimentata con successo tra donne sane e, soprattutto, in vita e che ha generato una decina di nascite. Nel caso in questione, invece, per la prima volta nella storia, si tratta di una donatrice già deceduta.

La speranza è proprio l’ultima a morire

Una donna di 45 anni, madre di tre figli, deceduta per un’emorragia cerebrale, è la donatrice che ha reso possibile la realizzazione di una maternità altrimenti impossibile.

Il trapianto di utero, eseguito presso l'Hospital das Clínicas, Università di San Paolo, in Brasile, ha richiesto un intervento di 10 ore.

I medici avevano preventivamente somministrato alla paziente dei farmaci utili ad indebolire il sistema immunitario, per evitare il rigetto dell’organo trapiantato. Dopo sei settimane dall'intervento, la donna ha iniziato ad avere un normale ciclo mestruale ed una regolare ovulazione; il che ha permesso di prelevarne gli ovociti, fecondarli ed impiantarli all’interno del “nuovo” utero.

Ne è seguita l’agognata gravidanza, il cui frutto (una bambina sana del peso di 2,5 chilogrammi) ha visto la luce dopo un parto cesareo.

Un notevole traguardo scientifico

Lo straordinario risultato della delicata operazione è stato reso noto dalla rivista scientifica “Lancet”, la quale ha riportato le manifestazioni di entusiasmo da parte degli scienziati coinvolti nel progetto.

Tra tutti, quello del professor Dani Ejzenberg, dell'Ospedale das Clinicas di San Paolo, il quale ha dichiarato che il caso fa ben sperare, in quanto non presenta le limitazioni tipiche delle donazioni da donne in vita. “Le donatrici viventi sono poche, e di solito si trovano tra familiari o amici stretti", ha affermato il dottor Ejzenberg. Questo tipo di trattamento, invece, potrebbe aprire “un percorso verso una gravidanza sana per tutte le donne con sterilità dei fattori uterini, senza bisogno di chirurgia da donatore vivente".