Carcere a vita. Eligia Ardita aveva 35 anni ed era all'ottavo mese di gravidanza quando il 19 gennaio del 2015 è stata uccisa nell'abitazione coniugale di via Calatabiano a Siracusa dal marito Christian Leonardi di 43 anni. Solo dopo otto mesi è affiorata la tremenda verità: lui ha fatto di tutto per far credere che la colpa fosse stata dei medici.
Oggi alle 17, al termine del processo di primo grado durato quasi tre anni, la Corte d'Assise del Tribunale di Siracusa ha pronunciato la sentenza di condanna dell'imputato al massimo della pena, l'ergastolo, accogliendo le richieste dell'accusa.
Come già alle ultime udienze, l'imputato non era presente in aula al momento della sentenza.
Eligia Ardita, la sentenza
"Silenzio, non siamo a teatro": alla lettura del dispositivo, il presidente del collegio giudicante, Giuseppina Storaci, ha fortemente ammonito il pubblico che aveva accennato un applauso nell'apprendere che il verdetto ha inflitto all'imputato la massima pena. C'era molta tensione nell'aula gremita di tribunale, dopo lunga attesa della lettura della sentenza. La camera di consiglio è durata sei ore.
Oltre all'ergastolo, Leonardi al termine del processo di primo grado, è stato condannato per omicidio volontario e procurato aborto della piccola Giulia, anche a tre mesi di isolamento diurno, al pagamento delle spese processuali e di quelle relative al suo mantenimento durante la custodia cautelare in carcere, al risarcimento delle parti civili quantificato in 100 mila euro ai genitori e 50 mila ai fratelli di Eligia.
Inoltre è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e interdetto dalla podestà genitoriale, avendo un figlio in Romania. La sentenza è arrivata dopo un processo lungo e complesso, 48 udienze tutte sofferte a cui familiari di Eligia e Giulia sono stati sempre presenti. Anche oggi erano presenti in aula la sorella Luisa, il papà Agatino e la mamma.
La difesa ha già dichiarato l'intenzione di ricorrere in appello.
Eligia Ardita, da storia di malasanità a caso di cronaca nera
Eligia aveva 35 anni e faceva l'infermiera all'ospedale Umberto I di Siracusa. Era all'ottavo mese di gravidanza e contava i giorni che la separavano dalla nascita della sua prima figlia. La sera del 19 gennaio del 2015, secondo la ricostruzione processuale, nell'appartamento della coppia c'è stata una violenta litigata tra Eligia e Christian perché lui sarebbe voluto uscire per andare a giocare con gli amici alla sala bingo lasciandolo sola, come già altre volte.
Al culmine della lite, lui l'ha colpita alla testa violentemente, le ha tappato la bocca e il trauma le ha provocato un rigurgito che l'ha soffocata. L'autopsia ha confermato che Eligia non è morta per un malore e nemmeno per un errore dei medici e che ha ricevuto numerosi colpi.
Il decesso è avvenuto alle 22 e 35. Ma Leonardi ha chiamato i soccorsi dopo un'ora facendo finta d'essersi appena svegliato, in modo d'avere il tempo per ripulire la scena del crimine, depistare le indagini e farlo passare come un malore e, a seguire, come un caso di malasanità. In quell'ora, infatti, Christian ha ripulito la casa e cambiato i vestiti di Eligia. Quindi ha sporto denuncia contro i medici che invano avevano tentato di salvare la donna, per presunte omissioni che ne avrebbero causato la morte.
Eligia e Giulia infatti erano giunte al pronto soccorso senza vita per un arresto cardiocircolatorio dovuto a un forte trauma. Per questo, inizialmente la Procura ha indagato il personale del 118. Ma dopo che il papà di lei, Agatino, insospettito, ha denunciato il genero, e a seguito delle indagini dei Ris di Messina, il caso è diventato di Cronaca Nera. L'attenzione degli inquirenti si è spostata sul marito che il 19 settembre 2015, dopo otto mesi, ha confessato l'omicidio. Per poi ritrattare nel corso della prima udienza sostenendo che era stato spinto a confessare su pressione di suo fratello e dall'avvocato. Da quel momento, si è sempre dichiarato innocente. La sua linea difensiva è stata incentrata sull'imperizia dei medici che avrebbero provocato la morte della moglie.