Vittorio Sgarbi, noto critico d'arte, politico e personaggio TV, andrà in pensione per sopraggiunti limiti d'età. Sgarbi si ritirerà con cinquantuno anni di contributi nonostante sia in aspettativa dal lontano 1985, senza aver mai realmente lavorato come funzionario ai Beni Culturali.
Vittorio Sgarbi va in pensione da dipendente dei Beni Culturali senza lavorare dal 1985
Il critico d'arte, arrivato a 66 anni, andrà in pensione con la legge Fornero lasciando il ruolo da funzionario al ministero, dove però non ha mai lavorato. L'aspettativa di Sgarbi si spiega con gli impegni politici: difatti, ogni qualvolta che ci si presenta alle elezioni e si viene eletti, al lavoratore spetta l'aspettativa.
Una misura democratica che permette al lavoratore di non perdere il posto di lavoro, se presta servizio a beneficio della collettività. Una regola che non prevede il versamento dello stipendio ma solo quello dei contributi. Sgarbi non ne fa un mistero e lo dice pubblicamente: 'Ero sempre in aspettativa, non mi pagavano. Non l'ho chiesto io, me lo hanno comunicato'. Sgarbi ha iniziato a lavorare a vent'anni come insegnante di latino, poi dopo la laurea è diventato prima ispettore e, infine, soprintendente ai Beni Culturali. È stato anche accusato di assenteismo e poi condannato per truffa aggravata, continuata con falso ai danni dello Stato (come da lui stesso raccontato nel suo libro). Al giornale Panorama il critico d'arte ha dichiarato che il suo assegno varrà tra i 2500 e i 3000 euro mensili, probabilmente appena sufficienti a coprire le spese di affitto, per le assistenti e i dipendenti della sua Fondazione.
'La mia lunga aspettativa è un risparmio per lo Stato, l'hanno ottenuta tutti e mi sembra giusto perché si tratta di una regola democratica', afferma Sgarbi.
33 anni di contributi versati dallo Stato senza lavorare
'Mi cacciano sempre e da ogni posto', sottolinea, riferendosi ai ruoli ricoperti nella sua carriera: mandato via da sottosegretario con Giuliano Urbani, da assessore a Milano dal sindaco Moratti, da alto commissario di Piazza Armerina e, infine, da sindaco del comune di Salemi.
La maggior pare dei suoi cinquantuno anni di contributi sono solo figurativi, come sottolineato dal Fatto Quotidiano. Essendo in aspettativa dal 1985 come funzionario dei Beni culturali, fino ad oggi, sono ben 33 anni di contributi mai 'sudati', versati dallo Stato a suo nome. Bisogna poi contare che 4 anni di contribuzione li ha riscattati con la laurea, anni che gli hanno permesso di raggiungere quota 51, facendo scattare il pensionamento.