Si era inoltrato nella campagna dell’Alessandrino, lungo gli argini del Po, insieme al suo cane nel tardo pomeriggio di lunedì: arrivato su di un isolotto tra Casale Monferrato e Frassineto è successo qualcosa di strano. L’animale si è improvvisamente allontanato, inoltrandosi tra i cespugli. Il suo proprietario, un giardiniere casalese di 41 anni, non poteva credere alla propria vista quando il cane ha fatto ritorno con il suo insolito bottino di caccia: stringeva in bocca quello che sembrava a tutti gli effetti un osso umano. A quel punto ha deciso di seguire la bestia in mezzo alla vegetazione, finché non è arrivato sulla riva del fiume.

Sotto un albero, in una parte di terreno ancora ghiacciata, c’era un sacchetto nero dell’immondizia aperto da cui fuoriuscivano alcuni resti umani: un teschio, una mandibola e diversi frammenti di ossa.

Per chiarire il mistero bisognerà eseguire una serie di esami

L’uomo ha subito dato l’allarme: sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Casale, guidati dal capitano Christian Tapparo. I militari dell’Arma hanno transennato la zona, per fare i rilievi necessari e recuperare tutti i frammenti, che sono stati catalogati ed in seguito trasferiti nell’obitorio dell’ospedale Santo Spirito.

Ora bisognerà effettuare una serie di analisi, affidate ad un medico legale, che permettano di ricostruire se i resti appartengono ad un uomo o ad una donna, per definire l’età nonché l’epoca del decesso e soprattutto per verificare se ci siano segni di violenza.

Dato il luogo del ritrovamento non si esclude che qualcuno abbia gettato il sacco nel Po, magari per disfarsene, e che la corrente l’abbia poi trascinato fino a quell’isolotto in aperta campagna, dove il cane del giardiniere l’ha ritrovato.

Le indagini procedono nel massimo riserbo

Le indagini si svolgono sotto il coordinamento del dottor Francesco Alvino, Sostituto Procuratore della Repubblica di Vercelli.

Al momento si procede con prudenza: non si fanno ipotesi anche per non ripetere quanto accaduto recentemente a Roma, dopo il ritrovamento di alcune ossa sotto il pavimento di una dependance di Villa Giorgina, sede della Nunziatura Apostolica nella Capitale.

Qualcuno aveva fatto i nomi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due ragazze misteriosamente scomparse nel 1983 e di cui non si è saputo più nulla.

Questa attribuzione è stata rilanciata con grande clamore dai media, salvo essere completamente smentita dall’esito degli esami, che hanno stabilito che i resti scoperti appartengono ad un uomo, deceduto sicuramente prima del 1964.