Risale a ieri la notizia dell'attacco kamikaze realizzatosi in un ristorante di Manbij, una città che si trova nel nord della Siria. 16 i morti, di cui 4 sono militari della coalizione anti-Isis a guida Usa. Dopo questo evento, che è solo il più recente di una lunga serie, le maggiori autorità del governo degli USA hanno detto la loro, confermando il ritiro delle truppe.

Gli USA lasciano la Siria

Tra la fine di dicembre e i primi di gennaio, era uscita la notizia riguardante il imminente ritiro delle truppe americane dalla Siria, dove i soldati si trovavano con l'intento di contrastare il terrorismo dell'Isis.

Notizia accolta con scetticismo dalla Russia, che non ha preso sul serio questa decisione di cui non si vollero specificare le dinamiche di svolgimento in maniera dettagliata; lo stesso Trump aveva evitato di parlarne, sottolineando che il ritiro era stato annunciato, ma che non erano previsti dei tempi brevi di realizzazione. Ciononostante, si potevano effettivamente trovare su internet le foto di alcuni carri armati che, in colonna, abbandonavano il territorio con la convinzione, propria anche dello stesso presidente, di aver sconfitto l'Isis.

L'attacco di ieri

Questa convinzione non sembra essere condivisa, e proprio a conferma di questo sembra essere l'attacco kamikaze di ieri, avvenuto in una zona della Siria ancora in mano alle forze democratiche siriane.

La città di Manbij in particolare è stata al centro di un duro braccio di ferro tra Ankara e Damasco, e forse per questo è stata presa di mira con lo scopo di dimostrare che l'Isis non è definitivamente distrutto. Cosa ancora più emblematica, nell'attacco hanno perso la vita quattro americani, tingendo di sangue il ritiro delle truppe statunitensi.

La risposta del governo americano

Ritiro che comunque verrà continuato: stanotte infatti è arrivata la notizia dall'America, in cui la decisione di portare avanti quest'operazione viene confermata dal vicepresidente americano Mike Pence, il quale, assieme a Donald Trump, ha condannato l'attacco suicida in Siria. La convinzione rimane: "Grazie al coraggio delle nostre forze armate abbiamo schiacciato il Califfato dell'Isis e devastato le sue capacità".

Per ora, una nuova ferita è stata inferta e quattro uomini non torneranno a casa. Non resta che sperare che questo conflitto (d'interessi) giunga ad una fine, che né la Siria né chi vi si inoltra debbano trovarsi nuovamente a convivere con questi drammi che consumano Paesi, civili, persone.