La vicenda del rapimento di Aldo Moro, a distanza di oltre 40 anni, continua a rivelare retroscena complessi e destinati a far discutere. Stavolta, a parlare dal carcere, è una persona molto particolare: Raffaele Cutolo, boss della Camorra. Quest'ultimo ha rivelato che avrebbe potuto salvare Moro, ma che i politici gli dissero esplicitamente di non intromettersi nella faccenda. Queste dichiarazioni risalgono in realtà al 2016, ma solo ora Il Mattino le ha rese pubbliche.

Cutolo: 'Politici mi dissero di non intromettermi nella questione Moro'

Al tempo, quando Aldo Moro fu rapito e poi ucciso dopo 55 giorni, si disse che era tutta opera delle Brigate Rosse.

A distanza di anni, però sono emerse numerose voci, riguardanti servizi segreti, mafia e agenti internazionali.

Stavolta, a tornare sulla vicenda, è Raffaele Cutolo, super boss della Camorra. Cutolo è in carcere da anni, ma in un verbale di un interrogatorio dell'ottobre 2016, pubblicato ora da Il Mattino, l'uomo rivela dei retroscena davvero incredibili sulla questione Moro. Secondo quando da lui affermato, Cutolo infatti avrebbe potuto salvare Aldo Moro, ma fu esplicitamente fermato dai politici, che gli dissero di non intromettersi.

Al tempo, nel 1978, Cutolo era latitante per lo Stato. Nonostante questo, quando Moro fu rapito, lui dichiara di essersi fatto avanti per salvarlo. A differenza del caso dell'assessore regionale Ciro Cirillo, sequestrato nel 1981, per il quale "si mossero tutti", per Aldo Moro invece nessuno si mostrò disponibile a collaborare.

Cutolo afferma quindi con chiarezza: "i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava". In particolare, aggiunge, che il ministro dell'Interno di allora, Francesco Cossiga, si rifiutò di incontrarlo. Anche perché era latitante.

Le versioni di Cutolo

L'interrogatorio da cui sono emerse tali dichiarazioni si svolse appunto nel 2016 all'interno del carcere di Parma, dove Cutolo sconta quattro ergastoli.

Questi nuovi elementi sono venuti alla luce grazie a un procedimento amministrativo scatenatosi dopo la decisione dei pubblici ministeri di bocciare la collaborazione con Pasquale Scotti. Quest'ultimo fu il luogotenente storico di Cutolo, arrestato dopo ben trenta anni di latitanza.

Ci sono però anche elementi che confondono ulteriormente.

Cutolo, infatti, ha rilasciato due versioni diverse sulle identità dei mediatori che si sarebbero fatti avanti nel caso Moro. Davanti ai pubblici ministeri di Napoli, che appunto lo interrogano a Parma nel 2016, fa il nome di Michelino Senese, uomo che avrebbe proposto di salvare Moro. Nello stesso periodo, quando incontra invece i pm di Roma, a loro raccontò che a fargli la proposta fu Nicolino Selis, membro della banda della Magliana.