Una vicenda drammatica che ha lasciato tracce indelebili nella vittima, una ragazza residente nell’hinterland di Milano. Proprio per tutelare la donna, che non ha ancora del tutto superato lo shock vissuto, gli inquirenti hanno diffuso pochissime notizie su quello che è accaduto nella notte tra il 23 e il 24 dicembre del 2018, quando un gruppo di giovani – il più piccolo di 20 anni, il più grande 29enne – hanno compiuto una violenza carnale di gruppo nei confronti della malcapitata.

I quattro, tutti italiani, sono stati raggiunti giovedì mattina da un’ordinanza di custodia cautelare, al termine delle indagini portate avanti nel massimo riserbo dai magistrati della Procura di Milano, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Letizia Mannella, e dagli uomini della IV sezione della Squadra mobile del capoluogo lombardo, guidati da Lorenzo Bucossi.

La vittima è stata adescata sui social da uno degli stupratori

Per ricostruire i fatti accaduti durante quello che è stato ribattezzato “lo stupro di Natale” gli inquirenti sono dovuti andare a ritroso nel tempo, fino ai primi contatti tra la vittima ed uno dei ragazzi del “branco”.

Come accade ormai di frequente in queste storie, i due si erano conosciuti sui social. Un’amicizia virtuale che ben presto si è rivelata essere solo un pretesto per adescare la giovane e condurla dagli altri componenti del gruppo. Non è un caso che chi si occupa di reati sessuali, in base alla propria esperienza relativa a tante vicende simili accadute negli ultimi anni, suggerisce di fare molta attenzione agli estranei incontrati in rete ed invita ad agire con cautela, per poter così prevenire ogni forma di pericolo. La povera ragazza invece si era fidata, non sospettando di essere finita in una vera e propria trappola.

Una serata passata tra alcol e droga, prima della violenza

Infatti nel corso della serata dell’antivigilia di Natale si è ritrovata, in una località dell’hinterland di Milano, insieme alla persona conosciuta sui social e ai suoi tre amici.

A quanto pare in quell’occasione i giovani avrebbero bevuto e consumato droga tutti insieme. E proprio in un momento di crisi della ragazza per questi eccessi, in cui era impossibilitata a reagire, i quattro ne avrebbero approfittato per violentarla. Ma non finisce qui: forse per umiliarla, forse per poterla ricattare, uno degli aggressori avrebbe ripreso la scena con il proprio cellulare. E proprio quelle immagini, prova inconfutabile degli abusi, avrebbero incastrato i componenti del “branco”. Insieme alle testimonianze raccolte, alle analisi mediche ed agli altri riscontri ottenuti dai telefoni dei quattro, quel video è servito agli inquirenti per ricostruire tutte le fasi della vicenda, agevolando non poco questa indagine, particolarmente delicata e complessa.