Forse non tutto è perduto per Silvia Romano, la ragazza italiana di 23 anni rapita in Kenya. Negli ultimi mesi erano girate voci drammatiche, che la dichiaravano persino deceduta, ma invece ora una nuova luce sembra farsi largo nella questione. A detta degli agenti kenyani Silvia infatti è ancora viva, ed è perciò ancora possibile portarla in salvo. I carabinieri del Ros hanno incontrato le autorità africane per collaborare nelle indagini: stando ad uno dei sequestratori arrestato, la donna si sarebbe ferita a un piede ma starebbe bene.
'Silvia è viva'
Sono ormai ben 144 giorni che Silvia Romano, la volontaria di 23 anni italiana, è stata rapita a Chakama, in Kenya. In questi periodo le speranze sono oscillate molte volte, ma ora sembra che nuove luci si stiano riaccendendo. Secondo le autorità locali, infatti, risulterebbe che i rapitori l'avrebbero ceduta a un'altra banda di criminali. Se ciò venisse confermato, sarebbe la prove definitiva che la ragazza è ancora in vita.
Ora i carabinieri del Ros si sono recati in Kenya per partecipare alle indagini insieme ai poliziotti kenyani e cercare così di trovare una volta per tutte una soluzione a questa drammatica vicenda. Si spera di poterla riportare indietro sana e salva.
La ragazza sarebbe ferita a un piede, ma starebbe bene
Nel primo periodo delle indagini si era temuto che Silvia Romano fosse stata rapita dal gruppo di integralisti di Al Shabaab, presente in Somalia. Se ciò si fosse rivelato reale, la questione sarebbe diventata ben più complessa in ambito politico, e anche il prezzo del riscatto avrebbe avuto un valore ben più alto.
Sembra però, per fortuna, che non sia andata così, e che Silvia sia ancora in Kenya, nelle mani di semplici criminali che vogliono soltanto guadagnare, senza aver interessi di ambito religioso o politico.
Il Corriere della Sera scrive che adesso tutti gli atti e le informazioni raccolte dalla polizia kenyana, e in particolare i verbali di due sequestratori arrestati, sono state condivise con le autorità italiane.
Questa collaborazione coinvolge in particolare la Farnesina e l'Aise, i servizi segreti per la sicurezza all'estero.
La polizia del luogo si dice sicura che Silvia sia viva soprattutto per via di testimonianze arrivate da alcune tribù. Le persone di alcuni villaggi lungo il fiume Tana e della foresta di Boni confermano di averla vista con i rapitori. Uno dei sequestratori arrestati, Ibrahim Adan Omar, aveva in effetti dichiarato che erano passati proprio di lì. Inoltre, sempre lui, aveva anche affermato che Silvia si era ferita a un piede ma che nel complesso stava bene.