A Lissone, provincia di Monza si è consumato l'ennesimo caso di mobbing e discriminazione sul posto di lavoro ai danni di donne neo-mamme. Marianna, 35 anni, è stata costretta a lasciare il suo posto di lavoro dopo la nascita dei due figli gemelli. La donna ha detto di non essere stata in gradi di rispettare i ritmi di lavoro così rigidi ed eccessivi, impossibili da conciliare con la sua vita da mamma. La donna in questione aveva chiesto un part-time, che le è stato negato. L'azienda, infatti, l'ha obbligata ad un tipo di lavoro su turni con impegno anche il sabato.
Questa è la storia che, purtroppo, ha visto coinvolte molte donne, tra cui anche la giovane trentaseienne Sara di Cosenza che, l'anno scorso, fu prima trasferita ingiustamente a 250 chilometri di distanza da casa e poi licenziata.
Marianna costretta a lasciare il suo posto di lavoro
La storia della giovane 35enne Marianna ha colpito il cuore di molte persone. La donna, infatti, è stata costretta a lasciare il suo posto di lavoro, in cui svolgeva la sua attività da molti anni, dopo la nascita dei suoi due figli. Marianna, infatti, dopo aver dato alla luce due gemelli e non potendo contare su di una famiglia alle spalle in grado di darle una mano concreta, ha chiesto una riduzione dell'orario lavorativo.
In un primo momento ha chiesto un part-time. Dopo la negazione di tale richiesta ha provato a domandare se fosse possibile un lavoro a tempo pieno ma basato su orario fisso 8-17. Anche questa seconda richiesta le è stata negata. L'azienda, infatti, le ha detto che l'unico modo per continuare a lavorare per loro sarebbe stato quello di accettare le loro condizioni.
Tali condizioni prevedevano turni di lavoro completamente variabili e impegno costante anche il sabato. Questo, per Marianna, giovane donna con due figli a carico, era completamente impossibile, per questo motivo è stata costretta a rinunciare al suo posto di lavoro.
La storia analoga di Sara
Al giorno d'oggi, infatti, è necessario che una donna lavori, ad ogni modo sembra che nel momento in cui si decida di diventare madri si venga posti dinanzi una scelta: "O fai la mamma", o lavori".
Una cosa che secondo Marianna, così come secondo tantissime altre donne, è assolutamente inconcepibile. Questa, naturalmente, non è l'unica storia simile. Tempo fa, infatti, si parlò della giovane Sara. Dopo la nascita del suo primo figlio, a distanza di circa 12 mesi, la donna ha ricevuto dall'azienda in questione una lettera con un obbligatorio ed imminente trasferimento a circa 250 chilometri di distanza. La giovane neo-mamma, naturalmente, non poteva affrontare questa situazione dopo così poco tempo dalla nascita del suo bambino. Per tale motivo ha impugnato tale lettera e si è rivolta al Giudice del lavoro, il quale le ha dato ragione. Successivamente è arrivato il licenziamento.