Una ragazza di 16 anni ha abbattuto il muro di omertà sorto intorno al caso relativo al pestaggio di Antonio Cosimo Stano, il 66enne brutalmente picchiato da una baby gang a Manduria, nel tarantino. Per il misfatto sono indagati 14 ragazzini, otto dei quali sono stati fermati proprio grazie alle rivelazioni fatte dalla fidanzata di uno di loro. La giovane ha deciso di recarsi spontaneamente alla polizia e di raccontare quanto sapeva.

"In quel video c'è il mio fidanzato", avrebbe detto senza paura agli inquirenti. Quando la 16enne si è presentata alle forze dell'ordine si è imbattuta proprio nel suo giovane partner, convocato da poco dai poliziotti di Manduria.

Sulle pagine del "Corriere della Sera", che ha riportato uno stralcio della deposizione della ragazza, quest'ultima avrebbe riferito che vedendo il suo amato si è commossa, chiedendogli se anche lui era coinvolto nella brutta storia che ha scioccato tutta la cittadina pugliese.

I video diffusi su WhatsApp

Come è ormai risaputo, i presunti autori delle violenze ai danni del pensionato hanno immortalato le torture in alcuni video, diffondendoli tramite la nota applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp. Secondo gli inquirenti tutto il paese sapeva cosa stesse accadendo al signor Antonio, ma nessuno avrebbe mai fatto nulla per impedire che quegli insulti, già molto gravi di per sé, potessero sfociare in tragedia.

A quanto pare, i ragazzi si sarebbero detti fortemente dispiaciuti per quanto accaduto, aggiungendo che l'avrebbero fatto solo di gioco e non di certo per causare la morte dell'uomo. La pensa diversamente, invece, il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, il quale ha annunciato che, qualora dovesse essere confermata la loro colpevolezza, nei confronti dei giovani si interverrà con "mano pesante", lasciando intendere che potrebbero arrivare condanne esemplari.

Intanto le indagini proseguono a tutto spiano e non si escludono ulteriori colpi di scena, poiché gli investigatori starebbero vagliando le posizioni anche di altre persone. Di conseguenza, non è impensabile che possano esserci dei nuovi indagati oltre ai 14 ragazzi individuati finora.

Antonio era il loro 'passatempo'

La procuratrice del tribunale dei minori Pina Montanaro ha affermato che che leggere il terrore negli occhi di Stano era il massimo divertimento per la baby-gang, il loro "passatempo preferito".

Quando i ragazzi hanno letto sui giornali che l'uomo era in coma, uno di loro, intuendo che stavano correndo il rischio che venisse a galla la verità, avrebbe inviato su WhatsApp un messaggio ai suoi coetanei, scrivendo: "Vagnu (ragazzi ndr), un consiglio, eliminate tutto".

Un altro giovane avrebbe aggiunto che sarebbe stato il caso di non mostrare a nessuno i video del "pazzo". Era proprio questo, infatti, il soprannome con cui veniva indicato Antonio Stano a Manduria: il pensionato infatti soffriva di problemi psichici, e pare che i suoi aguzzini conoscessero bene le sue condizioni di salute, e questa circostanza potrebbe ulteriormente aggravare la loro situazione giudiziaria. I reati contestati finora agli 8 fermati sono di tortura e sequestro di persona.