Allarme questa mattina per la popolazione residente nelle città che si affacciano sullo stretto del Bosforo per una scossa di terremoto di magnitudo 4.7. L'epicentro è stato localizzato a 9,8 km di profondità nel mar di Marmara, a Sud-Ovest di Istanbul. Stando alle prime analisi, non si registrano danni a cose o persone, ma sicuramente la popolazione è in grande agitazione. L'area interessata dall'evento non è nuova a queste emergenze, infatti proprio in quella zona si è arrestata la faglia nord anatolica, causata dal Terremoto del 1999, facendola divenire cosi una zona ad alto rischio sismico appunto.
Un gruppo di sismologi, guidati da Marco Bohnoff del Centro Tedesco di Geoscienze di Helmholtz Postdam, in uno studio pubblicato il 18 giugno 2013 su Science Communications, ha evidenziato come a soli 15-20 km dal centro di Istanbul sia presente un'area in grado di provocare sismi superiori ai sette gradi della scala Richter.
La faglia nord anatolica
La Turchia è situata su una piccola placca, la placca anatolica, che è incastrata tra tre placche molto più vaste: la placca euro-asiatica a Nord e le placche africane e arabiche a Sud. In poche parole la situazione della placca anatolica è paragonabile a quella di un vaso di coccio che si trova in mezzo a dei vasi di ferro. Il risultato delle varie 'spinte' che le tre placche esercitano su quella anatolica è che quest'ultima si muove, ogni anno, di circa 2,5-3 cm verso Ovest, e così facendo si sposta verso la faglia nord anatolica, che passa sulla terraferma appena all'interno della costa turca sul mar Nero.
Il devastante terremoto del 1999 in Turchia
Il 17 agosto del 1999 una fortissima scossa di terremoto colpì la città di Izmit, nel Nord-Ovest della Turchia, e la scossa sismica fece registrare una magnitudo di 7.8, secondo il centro informativo turco sui terremoti. L'epicentro fu registrato tra le città di Izmut e Bursa, che si trovano a circa 100 km di distanza da Istanbul, dove prese anche fuoco una raffineria di petrolio.
Sin dalle prime ore fu subito chiaro che la situazione era catastrofica e il numero di morti e feriti continuava ad aumentare ora dopo ora, nonostante il grande sforzo dei vigili del fuoco e di tutte le unità di soccorritori che iniziarono subito le operazioni di salvataggio. Il 21 agosto 1999, quattro giorni dopo il terremoto, si calcolavano circa 10mila morti, 45mila feriti e migliaia di dispersi.
Addirittura dopo due anni non si avevano dati precisi sulle vittime e sui danni, mentre gli esperti erano già al lavoro per studiare un modo per evitare un numero cosi alto di morti se in futuro si fosse verificata ancora una scossa di tale entità.