È stata subito applicata la legge sul caporalato nel settore agricolo da poco entrata in vigore nella Regione Lazio, la quale dispone di forme di protezione per tutti i soggetti che denunciano tali soprusi. È proprio grazie alle rivelazioni di un bracciante agricolo, stanco delle minacce e degli abusi subiti, che un'intera impresa agricola è stata sottoposta a sequestro e il titolare arrestato. Il responsabile dell'attività agricola sfruttava la manodopera di braccianti agricoli con nazionalità indiana, residenti in Italia senza permesso di soggiorno, facendoli lavorare in condizioni estreme.

Gli operai venivano pagati in nero, dando loro compensi ben lontani da quelli previsti dal contratto nazionale per i lavorati del settore. Risiedevano in alloggi con delle condizioni igienico-sanitarie non a norma ed erano costretti a turni di lavoro disumani.

Spari contro i braccianti come intimidazione

In seguito ai diversi 'licenziamenti' da parte dei malcapitati lavoratori, l'imprenditore ha pensato bene d'irrompere negli alloggi occupati dai braccianti con in braccio un fucile e cominciando a sparare verso ognuno di loro, senza colpirli ma con una ferma intenzione di minacciare di morte, puntando loro l'arma alla gola, chiunque avesse lasciato il casale e quindi abbandonato il lavoro. L'uomo agiva insieme ai suoi caporali che sorvegliavamo notte e giorno l'operato dei lavoratori, spronandoli a fare sempre di più e più in fretta possibile non curandosi miniante delle condizioni degli stessi.

L'arrivo delle forze dell'ordine

L'operazione di cattura è stata coadiuvata dalla Polizia di Terracina che all'arrivo sul posto recinta con i suoi uomini tutta la tenuta agricola. Il titolare, capendo di essere circondato, non si oppone all'arresto. I capi di accusa a lui attribuiti, tra i quali, lavoro in nero, detenzione illegale di proiettili ed esplosivi, minaccia con arma da fuoco, lo terranno lontano dal commettere ancora simili reati.

I suoi uomini, i caporali, che all'arrivo delle forze dell'ordine tentavano di occultare l'arma da fuoco utilizzata per minacciare i braccianti, sono stati tutti denunciati a piede libero. Gli operai tratti in salvo e inseriti nel piano di protezione come dispone la legge in merito a chi denuncia il caporalato, stanno tutti bene.

Il presidente Zingaretti si ritiene orgoglioso di avere, nella Regione da lui guidata, una legge che è un'arma in più per combattere questo fenomeno fin troppo diffuso e per troppi anni non gestito con le giuste leggi. La volontà di monitorare con più accuratezza tutte le imprese del settore agricolo per la prevenzione di simili reati sta dando i suoi frutti nel cercare di debellare questo genere di fenomeni.