L'Italia ha scelto, per combattere la criminalità e il terrorismo, un regime carcerario particolare che si chiama ergastolo ostativo, conosciuto anche come carcere duro o 41-bis, il quale non prevede premi per buona condotta o benefici. Tale regime carcerario è finito davanti alla Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo tramite il ricorso di Marcello Viola, capo cosca di Taurianova, boss dell' ndrangheta laureatosi in Medicina e Chirurgia durante la detenzione iniziata 20 anni fa per possesso illegale di armi, sequestro di persona e omicidi.

Diritti umani ed ergastolo ostativo

Da una parte l'Italia mette davanti a tutto la necessità di combattere la criminalità organizzata, dall'altra c'è il bisogno del rispetto dei diritti umani relativi ai detenuti e soprattutto della capacità di redenzione degli stessi, che con tale regime sarebbe negata. L'ergastolo ostativo finisce se e solo se il detenuto collabora con la giustizia, in questo caso decade a favore di quello ordinario.

Il recluso in questione ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo tramite il suo avvocato, affermando che tale regime non rispetta l'art.27 della Costituzione il quale stabilisce che "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", vietando quindi trattamenti penali degradanti.

Essendo scritto nella Costituzione diventa un diritto umano inderogabile e quindi lo Stato non può agire derogandolo: è su questa base che Marcello Viola ottiene dalla Corte per i Diritti Umani di Strasburgo l'accesso ad un percorso carcerario diverso. Egli potrà quindi, oltre a continuare a scontare la propria pena, intraprendere un cammino che gli permetterà una riabilitazione con un futuro possibile reinserimento nella società.

Il sistema italiano prevede infatti l'ergastolo ordinario, ritenuto non disumano da Strasburgo, che permette al detenuto, dopo un certo periodo di tempo molto lungo, di chiedere l'accesso ai benefici penitenziari che sono un suo diritto, passando attraverso un percorso riabilitativo positivo di reinserimento potrà arrivare anche alla liberazione condizionale.

Ergastolo ordinario solo per collaboratori di giustizia

Secondo i giudici c'è una presunzione assoluta di pericolosità sociale legata alla mancata collaborazione con la giustizia: si chiede dunque al condannato, dopo essere stato sottoposto a sentenza, di collaborare con la magistratura, così da poter modificare la condannata dall'ergastolo ostativo a quello ordinario. Al momento per chi decide di astenersi da tale rapporto di collaborazione non vi è modo di cambiare regime carcerario, ma questa sentenza potrebbe presto portare ad altri ricorsi.