E’ giallo sulla morte di Daniela Carrasco, artista di strada cilena, 36 anni, nota come “El Mimo”, che nella giornata di mercoledì 20 ottobre è stata trovata impiccata al recinto di un parco alla periferia di Santiago del Cile. Era stata fermata dalla polizia locale il 19 ottobre, il giorno dell’inizio delle proteste contro il regime di Sebastian Piñera che ormai da un mese infiammano il Paese. Solo il 20 novembre la Polizia ha comunicato ai genitori di Daniela l’esito della perizia effettuata sul corpo della giovane donna, archiviando il caso come suicidio.
Tuttavia, questa versione dei fatti non convince i collettivi femministi, che temono che Daniela sia stata arrestata, violentata e torturata fino alla morte. Una morte “esemplare”, di monito per tutti coloro che stanno animando le proteste in Cile e, in particolare, per le donne.
Proteste e scontri in Cile
E’ ormai più di un mese che in Cile infervorano le proteste contro le politiche del Governo, duramente represse dai militari del regime di Sebastian Piñera. Le mobilitazioni, nate per protestare contro il caro vita, presto hanno assunto dimensione nazionale, sfociando in una vera e propria guerriglia urbana alla quale il governo ha reagito proclamando il coprifuoco. I manifestanti sono scesi in piazza per la prima volta a Santiago del Cile il 19 ottobre per protestare contro l’aumento dei costi del trasporto pubblico.
Da lì, gli eventi hanno subito un’escalation per la quale, ad oggi, si contano 22 morti e più di duemila feriti. Lo stesso presidente cileno, intervenendo nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il palazzo presidenziale de La Moneda, ha ammesso che i militari hanno fatto un uso eccessivo della forza, violando i diritti dei manifestanti.
Piñera garantisce che gli abusi saranno puniti. Nel frattempo, però, si contano le vittime degli scontri e, tra queste, c’è anche Daniela Carrasco.
Ni una de menos denuncia: “E’ stata rapita dalla polizia”
Anche Daniela Carrasco aveva partecipato alla manifestazione del 19 ottobre, dove è stata vista per l’ultima volta, prima di essere fermata e portata via dalla polizia cilena, che potrebbe aver abusato del suo corpo, seviziandola e torturandola fino alla morte.
Il giorno dopo, il suo cadavere è stato esposto attaccato ad un recinto, come un trofeo, come un monito, con un chiaro intento intimidatorio per tutti coloro che stanno partecipando alle proteste. A denunciarlo sono il collettivo femminista “Ni una de menos” e il sindacato nazionale di attori e attrici del Cile, secondo cui il rapporto ufficiale fornito dalla polizia sarebbe falso. La perizia, infatti, nega che ci sia stato qualunque tipo di abuso o violenza sessuale ai danni di El Mimo. Amici e colleghi di Daniela chiedono che lo Stato faccia luce sulla vicenda e che venga resa giustizia alla donna ormai simbolo delle proteste in Cile.