Lo hanno cercato invano, visto che non ha mai risposto alle numerose telefonate ed e-mail inviategli. Così, a causa della difficoltà nel reperirlo, i magistrati di Saita, in Argentina, hanno deciso di chiedere un mandato di cattura internazionale per il vescovo Gustavo Zanchetta. Il monsignore è accusato di aver compiuto ripetutamente abusi su due giovani seminaristi, con l’aggravante che i presunti reati siano stati commessi da un ministro di culto.
L’indagato è argentino, come Papa Francesco, ed è reputato piuttosto vicino al pontefice. Da qualche tempo il prelato ha trasferito il proprio domicilio nella Città del Vaticano: infatti nel 2017 è stato richiamato a Roma dai vertici della Chiesa.
Inoltre lo scorso maggio il Papa ha dato il via libera all’apertura di un giudizio canonico nei confronti del monsignore, che quindi adesso risulta anche al centro di un’inchiesta interna alla Santa Sede.
Il ruolo della Segreteria di Stato del Vaticano
Nel caso in cui la giustizia argentina accolga la richiesta formulata dalla pm Maria Soledad Filtrin la palla passerà alla Segreteria di Stato vaticana, che dovrà decidere il da farsi. Sarà quindi monsignor Pietro Parolin a dover stabilire se dar luogo al mandato di cattura internazionale, obbligando monsignor Zanchetta a rispondere alla magistratura argentina. Di sicuro in questa scelta avrà un ruolo importante anche il Papa, visto che l’accusato gode di immunità diplomatica.
Tuttavia va considerato anche che al momento non esistono trattati che regolano la cooperazione in ambito giudiziario tra Argentina e Vaticano. Inoltre con ogni probabilità bisognerà attendere l’esito del giudizio canonico, che potrebbe influenzare l’orientamento delle autorità vaticane su come comportarsi.
Le accuse dei due seminaristi
La vicenda giudiziaria che coinvolge monsignor Zanchetta ha avuto inizio lo scorso 6 febbraio, quando un seminarista ha denunciato le molestie subite da quello che all’epoca dei fatti era vescovo nella diocesi di Oran. Dopo pochi giorni sono arrivate le accuse da parte di un secondo giovane che ha raccontato agli inquirenti degli abusi e delle condotte inappropriate tenute dal prelato nella canonica di San Antonio.
L’episodio ha destato scalpore perché il prelato è considerato un pupillo di Papa Francesco, che l’aveva scelto come assessore dell’Apsa, l’organismo che in Vaticano si occupa di amministrare il patrimonio della Santa Sede. L’ala più conservatrice della Chiesa ha attaccato il pontefice usando monsignor Zanchetta, che si è sempre dichiarato estraneo ad ogni accusa e da mesi vive a Santa Marta, nella stessa residenza in cui alloggia Bergoglio.
Adesso in molti attendono che il Santo Padre si esprima sulla vicenda. L’unico accenno sull’accaduto dal parte del Papa risale ad un'intervista dall’emittente messicana Televisa, quando aveva spiegato la sua scelta di richiamare in Vaticano il prelato dopo le accuse, con il principio secondo il quale nel dubbio è sempre necessario sostenere il presunto colpevole.