L'indiscrezione giornalistica, pesante come un macigno, circolava da domenica nel Web. Secondo un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tempo, Izzo, stupratore, assassino di donne e bambine, da 'Angelo del male' si sarebbe tramutato in consulente: il mostro del Circeo sarebbe stato chiamato da una casa di produzione in vista della realizzazione di una fiction, e non in qualità di persona informata sui fatti, ma di artefice della mattanza. Quella del 1975, capitolo efferato della cronaca italiana.

Arriva la smentita della società di produzione: il progetto per realizzare una serie tv che verterà proprio sul processo del Circeo c'è, ma la Cattleya non ha mai contattato il pluripregiudicato.

Izzo è stato condannato all'ergastolo per aver stuprato e torturato con gli amici Gianni Guido e Andrea Ghira, in una villa nella località di mare in provincia di Latina, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, quest'ultima morta per le torture inferte, e poi per altri omicidi.

La storia della fiction e della 'consulenza'

La notizia era di quelle da far tremare le vene e i polsi: il mostro del Circeo alla conquista delle luci della ribalta, sul punto di diventare addirittura consulente alla sceneggiatura di una 'crime story' ispirata a una delle pagine più buie della cronaca italiana di cui si è reso protagonista. Circolata sul Web, la news in poche ore aveva scatenato proteste e indignazione. Secondo l'articolo de Il Tempo dello scorso 3 novembre, la società di produzione Cattleya, tramite l'avvocato di Izzo attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, avrebbe formulato domande rivolte al detenuto, in particolare per ricostruire la stanza della villa dove per 35 ore furono torturate le due ragazze della periferia romana, finché Rosaria Lopez, barista, dopo aver perso i sensi, venne uccisa immergendole la testa nella vasca da bagno, mentre Donatella Colasanti, studentessa, riuscì a sopravvivere fingendosi morta.

La società di produzione Cattleya smentisce categoricamente questo quadro di realtà attraverso un comunicato stampa in cui chiarisce che non ha mai avuto contatti, diretti o indiretti, con Izzo e non hai mai nemmeno pensato di coinvolgerlo nel progetto di ricostruzione dei terribili fatti del Circeo. A seguire, precisa che "quanto riportato dal quotidiano è totalmente inesatto".

Era stato proprio il patron di Cattleya, Riccardo Tozzi, interpellato da Il Messaggero la scorsa primavera, ad annunciare la realizzazione della Serie TV per ripercorrere la notte in cui Rosaria e Donatella furono seviziate. Ma la fiction si basa sugli atti del processo a carico di Izzo e dei suoi complici "che mise in campo tutto il peggio e il meglio della cultura sessuale del momento" e ricostruisce i cambiamenti epocali.

Il 'legal drama', pronto nel 2020, sarà una serie breve, da sei o otto puntate della durata compresa fra i 35 e i 40 minuti, simile per struttura e intenti all''American Crime Story' che ha raccontato, ad esempio, il caso O. J. Simpson, e sarà trasmessa in Italia da Fox Crime. Il produttore aveva già chiarito che non era stato mai tentato alcun contatto con Izzo e la sua famiglia e che la sceneggiatura è stata affidata a due donne: Flaminia Gressi e Lisa Nur Sultan, quest'ultima già impegnata nella scrittura di 'Sulla mia pelle', il film sul caso Cucchi.

Il massacro del Circeo

Sono trascorsi 44 anni dal massacro del Circeo, ma la ferita è ancora aperta. I giudici del processo che si apre presso il Tribunale di Latina nel 1976, lo definiscono "il delitto del più forte sul più debole, del maschio sulla femmina, del ricco sul povero, del giovane dei Parioli su quello delle borgate".

All'epoca dei fatti, Angelo Izzo è già entrato nella militanza politica armata di estrema destra. Ha un repertorio di furti, rapine e stupri quando decide di compiere, con la complicità dei suoi amici 'pariolini' (in riferimento ai Parioli quartiere bene di Roma dal quale provengono i tre rampolli della ricca borghesia) l'atroce piano criminale: rapire delle ragazzine di borgata, violentarle e ucciderle. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, i tre caricano in auto Donatella Colasanti di 17 anni e l'amica Rosaria Lopez di 19 anni. Per Izzo, che convince le due ragazze inesperte con la sua parlantina, le donne non sono che pezzi di carne. Le portano a Villa Moresca, a Punta Rossa, allora di proprietà della famiglia Ghira, poi venduta, dove sono violate e torturate.

Le credono morte entrambe: prima di scaricare i cadaveri nascosti nel portabagagli dell'auto del padre di Guido, si prendono la briga di andare a cena. Donatella, sopravvissuta, lamentandosi attira l'attenzione di un metronotte e viene salvata.

Ghira scappa, Guido e Izzo sono condannati. Izzo, in semilibertà nel 2004, uccide Maria Carmela Linciano, 49 anni, e la figlia Valentina Maiorano,14 anni. Erano la moglie e la figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo aveva conosciuto in carcere a Campobasso e che gli aveva ‘affidato' le sue donne. Da detenuto, Izzo scrive romanzi e memorie. Sempre in cerca di visibilità, si è persino sposato in carcere nel 2009 con la giornalista Donatella Papi.