Spaventate da una rapida accelerazione del contagio da coronavirus, le autorità della Gran Bretagna sembrano essersi convinte ad avviare la politica di divieti già in essere in tutta Europa da parecchio tempo.

Scuole chiuse, Londra verso la 'zona rossa'

Il primo provvedimento ha riguardato le scuole, chiuse da venerdì scorso. Ad annunciarlo ai Comuni il ministro dell'Istruzione, Gavin Williamson, che ha precisato come la chiusura anticipi solo di qualche settimana quella delle vacanze di Pasqua. Il provvedimento, si legge nella nota, vale "fino a nuovo ordine".

Il divieto non riguarda però tutti: come scrive TGCOM24 infatti, gli istituti scolastici resteranno aperti per i figli di chi lavora in prima fila nello stato emergenziale in cui la Gran Bretagna sta per precipitare. Non è tutto: stando a quanto ricostruito da Il Messaggero e in base alle ultime ipotesi in essere, pare proprio che il premier Johnson abbia deciso di imboccare una via inversa rispetto a quanto la teoria dell'immunità di gregge (tanto sbandierata nei giorni scorsi) non suggerisse: l'ipotesi più accreditata parla infatti dell'istituzione di una zona rossa attorno alla città di Londra, con impossibilità dunque di uscirvi o entrarvi dall'esterno.

Johnson e la nuova politica della Gran Bretagna, eppure una settimana fa la normalità regnava sovrana

Come riportato da Repubblica, qualora la Gran Bretagna avesse proseguito nella sua politica di normalità il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo. I ricercatori dell'Imperial College hanno infatti condotto uno studio mostrando come, se si fosse continuato a ignorare la minaccia, ponendo una risposta quasi assente anti-Coronavirus, negli Usa (altra nazione dove inizialmente si era sottovalutata la pandemia) ci sarebbero stati 2,2 milioni di morti e fino a 510 mila in Regno Unito.

Eppure fino a una settimana fa tutto sembrava improntato ad una grande normalità.

La prova più evidente sta nei concerti che si sono regolarmente tenuti fino a qualche giorno fa: al grido di The show must go on le manifestazioni musicali erano dunque andate avanti, con migliaia di fan assiepati in un unico stabile per seguire il tour della loro band preferita.

Nonostante alcuni show siano stati posticipati, come quelli dei Who, Idles e Mumford & Sons, altri si sono dunque svolti scatenando non poche polemiche. Lewis Capaldi, gli Stereophonics e Morrissey hanno così deciso di suonare e cantare i loro brani di fronte ai fan nel week-end scorso. Morrissey si è esibito alla Wembley Arena, la sua canzone di apertura, quasi scontato a dirlo, è stata 'It's the End of the World'. L'artista, con tono sarcastico e provocatorio, ha deciso di cambiare le parole. 'Don't they know, it's the end of the world, it happened when you said.. cough..."( è la fine del mondo, e accade quando tu dici...[colpo di tosse]...). Gli Stereophonics, che hanno fatto registrare il tutto esaurito il 14 marzo scorso, hanno voluto invece ringraziare i 21mila fan che hanno assistito al loro concerto alla Manchester Arena infiammando il social network Instagram.

Tutte prove di una normalità apparente che la Gran Bretagna, come il resto del mondo, oggi non può più permettersi.