Un vero e proprio mistero quello sulle cause della morte di Gian Mario Mura, il 23enne originario di Porto Torres, trovato venerdì scorso privo di vita nel suo appartamento di Torbole, un piccolo paesino del Trentino Alto Adige dove il giovane si era trasferito e da tempo lavorava in una lavanderia industriale. I medici hanno immediatamente effettuato il tampone sul corpo del ragazzo per capire se fosse stato contagiato dal coronavirus, ma l’esame ha dato esito negativo, nonostante il giovane da qualche giorno avesse la febbre a 40 e anche difficoltà respiratorie.
Per questo motivo i carabinieri, intervenuti per primi sul luogo della tragedia, hanno immediato avviato le indagini, per cercare di capire cosa sia potuto accadere. Gian Mario Mura, da quando era scattata l’emergenza per il coronavirus, non era riuscito a rientrare in Sardegna e per qualche tempo aveva anche continuato a lavorare. Poi, improvvisamente, non si è sentito bene ed è stato costretto a rimanere a casa. Aveva sempre la febbre alta, era spesso spossato e aveva anche difficoltà respiratorie. Per questo motivo i volontari della Caritas di Torbole, essendo il giovane solo in casa, per giorni hanno portato viveri e ogni cosa necessaria.
Una tragedia inaspettata
Di punto in bianco però poi la situazione si è aggravata e il giovane non ha più risposto al telefono quando i suoi familiari lo chiamavano.
Per questo motivo sono subito stati allertati i carabinieri di Sorbole, che sono andati a cercarlo nella sua abitazione. E proprio qui hanno iniziato a giungere i primi sospetti. Il giovane infatti non apriva la porta e soltanto grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco è stato possibile entrare all’interno della casa dove i militari hanno trovato il corpo senza vita di Gian Mario Mura.
I familiari del povero Gian Mario non sanno darsi pace. Non riescono a capire come sia potuta accadere questa morte inaspettata e chiedono chiarezza: “Voglio sapere la verità”, dice ad alta voce Gavino Mura, 63 anni, padre di Gian Mario. L’uomo, camionista in pensione che vive a Porto Torres, non si dà pace. Così come la mamma.
“Gian Mario era felicissimo – racconta – di aver trovato un lavoro in Trentino. Lo desiderava da tempo e ora non c’è più. Voglio sapere come mio figlio possa essere morto – conclude la donna – non ci hanno ancora detto tutto. Ci sono troppi dubbi dietro la sua morte”.
Febbre e spossatezza
I familiari hanno raccontato agli inquirenti che da giorni Gian Mario non stava bene. Aveva sempre la febbre alta, a 40, oltre che un mal di testa insopportabile e molta spossatezza. Lo ricorda anche la sorella Manuela, 35 anni, che spesso lo sentiva. “Sarebbe iniziato tutto il 9 marzo – racconta la donna – Gian Mario ha telefonato a casa, come spesso accadeva, è ha detto che gli stava scoppiando la testa. Dopo qualche giorno – continua – gli è anche salita la temperatura: aveva la febbre a 40.
Ed è proprio in questa occasione – assicura – che gli specialisti del 118 gli hanno fatto il tampone per il coronavirus che però è risultato negativo. Nei giorni successivi, nonostante l’assistenza della Caritas, la situazione è peggiorata tragicamente. Non so darmi pace, vogliamo sapere la verità”.