A Bergamo è finita nel registro degli indagati la madre di Viviana Caglioni, la donna deceduta lo scorso 6 aprile, dopo un lungo ricovero in ospedale, in seguito ad una presunta caduta in casa. Al momento della tragedia, la madre Silvana e il compagno della vittima ai soccorritori avevano raccontato di una caduta accidentale, ma le ferite che la donna riportava sul corpo non avevano convinto gli inquirenti. Dopo una lunga indagine, la Questura di Bergamo ha arrestato il compagno Michele Locatelli e iscritto nel registro degli indagati la madre della donna, Silvana Roncoli, che avrebbe coperto l’assassino, avallando quindi le dichiarazioni del genero e dichiarando il falso.

La tragedia è avvenuta a Bergamo, in via Maironi da Ponte, in una casa divisa in due appartamenti separati, in cui la coppia viveva con la madre e lo zio della donna, condividendo uno spazio comune.

I segni sul corpo della donna non erano compatibili con una caduta

L’aggressione risale ad un mese fa. Nella notte tra il 30 e il 31 marzo i due fidanzati avrebbero avuto una discussione finita in tragedia. All’arrivo del 118 la madre e il compagno avrebbero dichiarato che la donna era caduta e che le ferite che presentava alla testa e all'inguine le aveva riportate in seguito al brutto incidente. Gli inquirenti non avevano creduto a quelle dichiarazioni poiché quelle brutte ferite, segnalate sia dai soccorritori che dai medici, non erano compatibili con una semplice caduta.

Dopo la morte della vittima, avvenuta in ospedale a Bergamo il 6 aprile, la Questura ha quindi aperto un’indagine per omicidio. La versione dei due però non è cambiata e hanno continuato a sostenere la tesi della caduta accidentale. La polizia ha poi interrogato lo zio della vittima, anche lui presente quella tragica sera. Quest'ultimo avrebbe raccontato di un lungo scontro tra i fidanzati, terminato con un’aggressione da parte del Locatelli nei confronti della vittima, presa a calci e a pugni.

Inoltre la donna sarebbe rimasta per un’ora esanime prima che venissero chiamati i soccorsi.

Solo dopo l’arresto l’uomo ha confessato l’omicidio

Attraverso le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni dello zio della vittima, presente al momento dell’aggressione, la Squadra mobile di Bergamo ha potuto dimostrare che quella non era stata una tragedia casuale, ma un omicidio.

È subito scattato l’arresto del compagno. Solo allora l’uomo avrebbe confessato di aver preso la vittima a pugni e a calci alla testa e all’inguine, per motivi di gelosia. È accusato di omicidio aggravato da motivi futili. È importante capire ora il ruolo della madre della donna e il perché avrebbe coperto l’assassinio della figlia, dichiarando il falso. La Questura di Bergamo ha quindi avviato un’indagine sulla donna.