Hanno dato fondo ai loro ultimi risparmi pur di tornare finalmente a casa dopo quasi due mesi di lontananza per il lockdown. Mirela e il figlio quattordicenne Alessandro con l'avvio della Fase 2 avevano deciso di rientrare a Bari dopo essere rimasti a Savigliano (provincia di Cuneo) dove si erano trasferiti temporaneamente (nelle loro iniziali intenzioni) per accudire una zia malata. Quando però si sono resi conto che i biglietti per i treni erano già stati tutti venduti, sono stati costretti a ricorrere ad una soluzione estrema: contattare un autista la cui tariffa per riportarli presso il proprio domicilio è stata di 1.300 euro.

I due protagonisti di questa surreale vicenda hanno raccontato la loro storia alla sezione torinese del quotidiano La Repubblica. La donna ha spiegato che il 7 marzo, quando era giunta in Piemonte con il figlio, aveva in programma di fermarvisi appena una settimana per stare accanto ad una zia in precarie condizioni di salute. Tuttavia, nel momento in cui con il Dpcm del 10 marzo l'Italia è diventata "zona rossa" per contrastare l'emergenza Coronavirus, sono rimasti bloccati a casa della cugina fino ad oggi. "Non ci sono più soldi neanche per mangiare", ha dichiarato Mirela, e così per tornare in Puglia hanno fatto un ultimo sforzo economico.

Mamma e figlio, infatti, temevano che da un momento all'altro potesse scattare un nuovo blocco che li costringesse a stare lontano da casa per altri, interminabili mesi.

Treni sold-out, voli aerei incerti e la soluzione estrema del viaggio con autista

L'Odissea di Mirela e Alessandro è cominciata alle prime luci dell'alba del 4 maggio. La cugina si è collegata su internet per prenotare dei biglietti per un treno che riportasse i parenti a Corato (provincia di Bari) ma stranamente è stata impossibilitata ad accedere al sito di Trenitalia.

A questo punto, senza perdere altro tempo, hanno deciso di preparare le valige e di recarsi direttamente alla stazione Porta Nuova di Torino. Qui gli hanno detto che non sarebbero potuti partire perché ormai le prenotazioni per gli spostamenti verso il Sud erano complete. Inoltre, non c'era nemmeno un bus disponibile e forse avrebbero potuto trovare un aereo.

Temendo di restare bloccati ancora per chissà quanto tempo a Savigliano, mamma e figlio hanno contattato un autista affinché li riportasse in Puglia. Ormai non avevano più voglia di aspettare e di restare in balia degli eventi. La lunga trasferta è costata 1.300 euro. Nonostante ciò, a La Repubblica la signora barese ha rivelato che ormai non era più un problema di soldi ma di "salute" perché né lei e nemmeno il figlio potevano più restare lontani dalla propria città. Dunque: "La priorità era trovare la soluzione per tornare".

In questo lungo periodo di permanenza a Savigliano, Mirela e Alessandro sono stati ospitati dalla cugina, presso la quale in realtà, prima che scoppiasse l'epidemia, si sarebbero dovuti trattenere solo per pochi giorni.

Per fortuna la parente ha potuto permettergli di soggiornare nella sua casa dove vive con il marito e due figli. La signora pugliese, però, ha detto che ormai non se la sentiva più di continuare a stare lì con il figlio, anche perché dopo circa due mesi non volevano più "pesare sulle loro spalle".