Avrebbero segato le sbarre e fatto a pezzi il filo spinato con una tronchese, dopo di che si sarebbero serviti di una corda per scavalcare il mura di cinta e fuggire: è quanto avvenuto nella giornata di ieri nel carcere romano di Rebibbia. Un'evasione rocambolesca che ha visto protagonisti due detenuti di origini rom Lil Ahmetovic, 46 anni e Davad Zukanovic, di 40 anni, entrambi condannati per reati contro il patrimonio e contro la Pubblica Amministrazione.

Evasione a Rebibbia, i due avrebbero approfittato della carenza degli organici

Si tratta di un altro grave episodio che si aggiunge alle criticità ben note in cui versano gli istituti penitenziari italiani.

La notevole carenza di organico, infatti, avrebbe fatto da complice all'evasione somigliante alle scene di un film d'azione. Stando a quanto riporta il quotidiano "Il Messaggero", i due avrebbero pianificato il tutto per giorni, al fine di risparmiarsi i nove anni di carcere. Nella giornata di lunedì, invece, avrebbero messo a segno l'evasione approfittando delle falle del sistema di sorveglianza e della carenza degli organici che affligge ormai da tempo il sistema penitenziario italiano. Le ricerche da parte delle forze dell'ordine sarebbero già state attivate.

I sindacati chiedono un'urgente riforma carceraria

I due sarebbero stati "favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e del fatto che non ci sono le sentinelle della Polizia Penitenziaria nei muri di cinta" denuncia il Sappe sottolineando anche la notevole carenza degli operatori di polizia che si registra nella casa circondariale di Rebibbia.

Sul problema è intervenuto anche il segretario generale del sindacato Uilpa Gennarino De Fazio commentando lo stato d'abbandono totale delle carceri e chiedendo un'urgente riforma carceraria, a partire dal potenziamento delle forze di Polizia Penitenziaria.

Necessario un potenziamento degli organici

Sembra ormai chiaro che nelle carceri sia necessario un intervento strutturale volto al potenziamento degli organici.

Le continue aggressioni nei confronti degli agenti, il sovraffollamento degli istituti penitenziari, gli atti di sommosse, l'introduzione illegale dei telefoni cellulari e la mancanza di strumentazione idonea a garantire la sicurezza all'interno delle strutture, infatti, sono problematiche che dovrebbero far riflettere chi di competenza.

L'appello viene rinnovato anche dai candidati del concorso per l'arruolamento di 754 allievi agenti di Polizia Penitenziaria, che ormai da mesi sono in balia di una procedura concorsuale ancora sospesa per via delle misure di contenimento della diffusione del Covi-19. Difatti, si vedono ancora costretti a chiedere lo scorrimento della graduatoria degli idonei al fine di consentire le assunzioni di nuovi agenti in tempi più rapidi, sperando che la loro richiesta venga finalmente presa in considerazione.