Massimo Galli, durante la trasmissione Otto e mezzo. si è espresso sui nuovi focolai di Coronavirus sorti in Italia. A chiamare in causa il direttore delle Malattie Infettive del Sacco di Milano è stata Lilli Gruber. La giornalista, nel corso della trasmissione di La 7, ha elencato i nuovi cluster che fanno innalzare il livello d'attenzione. Si tratta soprattutto di Mondragone nel casertano, Bologna e Porto Empedocle in Sicilia. Situazioni per le quali Massimo Galli mostra una certa preoccupazione, pur sottolineando come mantenere alta la guardia equivale a scongiurare scenari negativi.

Galli su La 7 chiede di tenere alta la guardia

Massimo Galli non ritiene che i nuovi focolai siano una sorta di anticipazione di una catastrofe."Mi preoccupano - ha sottolineato- quanto basta, perché sono la riprova del fatto che la circolazione di questo virus è ancora presente come molti di noi hanno sostenuto da tempo". Al tempo stesso, però, mette in evidenza il fatto di dover ancora rispettare le note di distanziamento sociale. "Siamo ancora - ha spiegato - nella necessità di contenere il fenomeno con tutta l'attenzione che merita".

C'è chi, come il virologo Andrea Crisanti, vede concreto il rischio di misure restrittive nuovamente stringenti. "Mi augurerei - ha ammesso Galli - di poterlo escludere.

Mi auguro che non si debba affrontare un nuovo lockdown, ma tocca stare con gli occhi aperti e la guardia molto alta. Spero che l'aver trovato questi focolai sia anche espressione di un'affinata capacità di fare degli interventi a livello territoriale ed accorgersi prima che sia troppo tardi di fenomeni come questi".

Nei nuovi focolai l'infettivologo non manca di rilevare aspetti su cui occorre fare attenzione.

"Alcuni di questi - ha spiegato - hanno connotazioni abbastanza preoccupanti e ci dicono che questa non è una storia finita".

Coronavirus: Galli preoccupato da ambienti lavorativi

Sarebbero essenzialmente due le condizioni che lo pongono nelle condizioni di innalzare ulteriormente la guardia. Il primo prettamente è sociale. "I focolai - ha spiegato - che riguardano gruppi di popolazione particolarmente sfavorite, con condizioni meno facili dal punto di vista dell'incapacità di percepire l'informazione ed anche di garantirsi una situazione abitativa dove sia meno facile trasmettere un virus come questo".

Lo preoccupa, inoltre, il fatto che gli ambiti di lavoro si continuino a confermare tra quelli più a rischio, nonostante le aziende anche italiane abbiano predisposto dei protocolli di prevenzione. È successo ad esempio a Bologna. "Questo - ha puntualizzato - ci conferma che il contesto lavorativo può essere un elemento di pericolosità. Il dato più clamoroso in questo senso è quello del mattatoio in Germania dove ci sono stati più di 1500 casi di infezione e finiranno per dover seguire migliaia di contatti per dover circoscrivere il focolaio".