Andrea Crisanti sosteneva che l'emergenza Coronavirus non era affatto finita, anche quando i contagi si avviavano verso lo zero. Un traguardo che, però, non è mai arrivato. Il virologo dell'Università di Padova, ha rilasciato un'intervista al Fatto Quotidiano, e ha analizzato la situazione in corso, con le infezioni quotidiane che segnano un trend in crescita. Per il direttore della Microbiologia e virologia dell'ateneo padovano è il momento di mettere a punto strategie efficaci che possano permettere di evitare il peggio.
Coronavirus: riapertura scuola ed elezioni
Settembre è alle porte e con esso anche l'apertura delle scuole e verosimilmente una maggiore movimentazione di persone. Tutti fattori di rischio che potrebbero essere alleati di un qualcosa che, invece, si vuole contrastare: la diffusione del contagio. "La sfida - ha detto il virologo - è creare un sistema di sorveglianza capillare e omogena su tutto il territorio". Questo sarebbe quasi la conditio sine qua non affinché si possa tornare a svolgere praticamente tutte le attività del quotidiano. In particolare per settembre si tornerà a scuola, alcuni ritroveranno il luogo di lavoro e ci saranno le elezioni. C'è solo una direzione da seguire secondo il virologo: "Dobbiamo portare la nostra capacità giornaliera di effettuare tamponi da 70mila attuali a 250-300.000 al giorno".
Si tratta dunque di un obiettivo che è propedeutico all'ottimizzazione di quella fase, in realtà già in corso, che viene definita "convivenza con il virus". L'idea è sicuramente condivisibile, ma, come lo stesso Crisanti puntualizza, è subordinata alla necessità di investimenti in attrezzatura, logistica e personale in tutte le regioni.
Coronavirus: Crisanti spiega i rischi
Uno degli appuntamenti attesi è quello delle elezioni. In quel caso secondo Crisanti per poter rispettare l'appuntamento in sicurezza occorrerà sottoporre a tampone tutti i presidenti di seggio e gli scrutatori, prima e dopo il voto. Lo sforzo secondo l'analisi di Crisanti dovrebbe essere moltiplicato per le 60mila sezioni elettorali italiane.
Secondo il virologo , inoltre, il virus non è affatto mutato, ma semplicemente oggi interessa prevalentemente soggetti giovani e che difficilmente si ammalano.
"Stiamo riuscendo a proteggere le categorie a rischio, gli anziani sono più attenti, non facciamo entrare il virus negli ospedali e nella Rsa", ha aggiunto il virologo. Oggi l'obiettivo è mantenere ciò che il docente dell'Università di Padova ha definito "trasmissione a focolaio e non diffusa". L'eventuale fuoriuscita da precise catene di contagio potrebbe portare la situazione a sfuggire di mano.
La vera criticità, secondo lo scienziato, si potrebbe verificare nel momento in cui la richiesta di tamponi potrebbe superare la capacità. Non a caso definisce "punto di non ritorno" il momento in cui dovesse concretizzarsi la possibilità che la capacità di sorveglianza non sia più in grado di rispondere in maniera tempestiva a quelle che sono le sollecitazioni.
In quel caso occorrerebbe un arco temporale maggiore affinché si riesca a individuare un eventuale filone di contagi, generando un effetto domino che potrebbe portare il virus a eludere i controlli che, fino ad oggi, hanno preservato gli ambienti più delicati. Chiaro il riferimento alle strutture ospedaliere e alle case di riposo. L'eventuale sfilacciamento del sistema diventerebbe quasi una criticità insormontabile nella quotidiana lotta contro la diffusione virale.
"L'esposizione al virus delle categorie vulnerabili - ha detto - è la miccia che può far esplodere l'epidemia".
Da queste parole si evince il motivo per cui Andrea Crisanti ritiene che aumentare la capacità di fare tamponi equivarrebbe a innalzare la soglia che rappresenterebbe il punto in cui il controllo del contagio potrebbe risultare impossibile.