È stata ascoltata nell'aula del Tribunale di Cassino venerdì 9 ottobre Donatella Di Bona, madre di Gabriel Feroleto, il bambino di due anni e mezzo ucciso a Piedimonte San Germano (Frosinone), il 17 aprile dell'anno scorso. "Gli ho messo le mani sul viso e lui mi graffiava per respirare" ha confessato la donna davanti alla presidentessa della Corte d'Assise Donatella Perna e ai pm Roberto Bulgarini Nomi e Valentina Maisto. La madre del piccolo Gabriel ha aggiunto di avergli stretto un calzino intorno al collo e che quando non si muoveva più, suo padre l'avrebbe gettato tra i rovi.

Il movente dell'omicidio

Sulla base di quanto riportato da Frosinone Today, la donna avrebbe spiegato dinanzi alla Corte d'Assise d'Appello di aver tolto la vita a suo figlio perché continuava a piangere mentre lei e suo marito Nicola si accingevano a consumare un rapporto intimo in auto. In particolare, ha precisato che lei era impossibilitata perché indisposta e che suo marito ha iniziato ad innervosirsi quando il piccolo si lamentava, ordinando alla moglie di farlo tacere. Comando che la donna avrebbe tramutato in un omicidio: "Gli ho messo le mani sul viso e lui mi graffiava per respirare. Puntava i piedini per liberarsi. Poi gli ho stretto un calzino attorno al collo. Quando non si muoveva più Nicola lo ha buttato tra i rovi".

Il bambino si è dunque dimenato per tentare di svincolarsi dalle mani del suo aggressore senza però riuscirci. Il fatto è avvenuto in via Volla all'interno di una macchina.

Le accuse rivolte a Nicola Feroleto

Il padre del piccolo avrebbe assistito all'accaduto senza fare nulla per impedirlo, dicendo alla consorte che poi avrebbe dovuto confessare tutto, altrimenti l'avrebbe ammazzata.

In seguito, il 49enne Nicola Feroleto sarebbe andato via, mentre la 29enne Donatella Di Bona avrebbe cominciato a percorrere le strade a piedi, con il bambino senza vita in braccio, raccontando ai carabinieri che era stato investito da un pirata della strada. L'uomo ha sempre ribadito che era assente al momento dei fatti, dichiarandosi innocente, mentre la madre della vittima ha affermato: "Lui quando lo uccidevo è rimasto a guardare".

La donna è stata giudicata "capace di intendere e di volere" al momento in cui avrebbe commesso l'omicidio.

Durante l'udienza, la madre di Gabriel ha aggiunto che quando era piccola, sua madre la costringeva ad assistere ai rapporti che aveva col proprio compagno. Questa la motivazione per la quale quel giorno avrebbe portato suo figlio con sé pur conoscendo le intenzioni del marito. Il 18 ottobre prossimo la coppia verrà convocata per un confronto in Tribunale.