Sembra essere arrivato a un punto di svolta il giallo dei trolley con i resti di due corpi umani abbandonati nei terreni che costeggiano la superstrada Firenze-Pisa-Livorno, nella periferia del capoluogo toscano. Durante l’ennesimo sopralluogo i carabinieri hanno ritrovato una quarta valigia, sempre nei campi a ridosso del carcere di Sollicciano, a poca distanza da dove erano stati scoperti gli altri bagagli. Il contenuto è già stato consegnato all'Istituto di Medicina legale di Careggi per gli esami di rito. Dalle prime indiscrezioni, all'interno del trolley ci sarebbero altre spoglie dell’uomo i cui resti erano presenti nelle altre valigie, insieme a quelli di una donna.

Questo individuo adesso ha un nome: sarebbe l’albanese Shpetim Pasho. I militari del Ris di Roma sono riusciti a trovare la corrispondenza tra tutti i punti rilevabili sull'impronta del dito di una mano del cadavere saponificato e quelle conservate in archivio.

I resti nei trolley sarebbero di una coppia albanese scomparsa nel 2015

Già nelle scorse ore si era parlato dell’ipotesi che i corpi potessero essere quelli dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, scomparsi nel nulla cinque anni fa. Del caso aveva parlato anche il programma di Rai 3 Chi l’ha visto?, dopo la segnalazione della figlia della coppia, Dorina. La donna aveva raccontato di aver sentito i genitori l’ultima volta al telefono: Shpetim e Teuta, che all’epoca avevano 54 e 52 anni, erano a Scandicci, dove avevano preso in affitto un appartamento.

La coppia era solo di passaggio in Italia: si erano temporaneamente trasferiti in Toscana il 4 ottobre 2015 per poter visitare il figlio, che in quegli anni era detenuto proprio nel carcere di Sollicciano. Il 2 novembre Dorina aveva ricevuto una strana telefonata da un numero anonimo: era la madre che le diceva di essere intenzionata a non rispondere più a nessuno.

Da quel momento la giovane non ha saputo più nulla dei genitori.

Si indaga sul figlio della coppia del trolley, irreperibile dal 2016

Per chiarire il mistero gli investigatori, coordinati dal pm Ornella Galeotti, si sono concentrati sulla storia di Taulant Pasho, il figlio della coppia, che all’epoca della loro sparizione era detenuto per reati legati allo spaccio di droga, proprio nel carcere di Sollicciano, situato a poche centinaia di metri dalla zona dei ritrovamenti dei trolley.

Il giovane non è più reperibile dal 2016, dopo che è evaso dagli arresti domiciliari: la fuga è avvenuta a circa 15 giorni dalla sua uscita di galera, quando doveva ancora scontare quattro anni di pena. Eppure Dorina non crede all’ipotesi che i suoi genitori siano stati uccisi per un regolamento di conti da parte di qualche esponente della malavita verso suo fratello: “Non è un delitto per droga – ha spiegato ai giornalisti – per ridurre due persone in quel modo, il debito doveva essere davvero grave, mentre Taulant è solo un piccolo spacciatore". Alla giovane sembra strano che gli assassini abbiano atteso l’arrivo dei genitori dall’Albania per agire: se avessero voluto vendicarsi di suo fratello avrebbero potuto colpire lei o i nipoti del pusher, che vivono stabilmente a Castelfiorentino.

Esame Dna per la figlia della coppia per verificare se la donna del trolley sia la madre

Dorina è andata in caserma per il prelievo del Dna, che potrebbe essere utile per l’identificazione della madre: non ha voluto chiarire ai giornalisti se è al corrente di dove si trovi il fratello, da anni irreperibile. “Lo dirò agli inquirenti – ha spiegato – in procura sanno che è stato proprio Taulant a far partire le ricerche dei miei genitori da parte dell'Interpol”.