Anche quest’anno il tanto temuto esame di Maturità, previsto per metà giugno, si svolgerà in presenza, senza le fatidiche prove scritte e senza i banchi tra i corridoi delle scuole. Ogni candidato partirà da un argomento personalizzato e proseguirà con un esame orale.

Esame orale e no all'ammissione automatica

Per l’esame di Maturità 2021 verrà riproposta la formula del 2020: in presenza e con l'abolizione delle prove scritte per gli alunni che termineranno le scuole superiori. L’ordinanza sul “nuovo” esame di Stato verrà firmata nei prossimi giorni dal nuovissimo ministro dell’istruzione, Bianchi.

Ogni studente dovrà iniziare il proprio esame presentando alla commissione, composta da soli docenti interni, un proprio elaborato, concordato con il consiglio di classe. Seguirà poi un orale ad ampio spettro, che verterà sulle altre discipline. Al momento non sembrano esserci possibili cambiamenti delle votazioni. L’anno scorso il voto finale era in centesimi, con un minimo di 60/100 e un massimo di 100/100. La prova orale valeva 40 punti e i restanti 60 punti erano raggiunti sulla base del profitto dell’ultimo triennio scolastico.

L’esame di Stato 2021 si prospetta essere, quindi, non molto diverso da quello del 2020.

L’anno scorso hanno prevalso l’ammissione generalizzata e la sospensione delle bocciature, viste soprattutto le difficoltà causate dalla pandemia e dalla didattica a distanza (DAD) di studenti e di professori.

Il requisito minimo, necessario a ciascun maturando per sostenere la Maturità 2021, sarà la sufficienza in tutte le materie. Tale ammissione verrà decisa dal consiglio di classe durante lo scrutinio finale.

Ripartire dalla scuola

La pandemia ha aumentato il divario e le disuguaglianze sociali presenti nel nostro Paese. È emerso soprattutto tra gli studenti obbligati alla DaD.

Scarsità di infrastrutture, connessioni internet fatiscenti e mancanza di pc e tablet sono diventati fonti di rischio per la dispersione scolastica. Questo fenomeno e l’abbandono degli studi non sono nuovi, ma l’estendersi dell’emergenza sanitaria sta appesantendo una situazione già grave dell’universo italiano della Scuola.

Voglio ripartire dal Sud, che è la zona più in difficoltà" ha dichiarato il ministro dell'istruzione. Bianchi sostiene la necessità di cominciare dalle aree più deboli e fragili dell'Italia per poter rilanciare il mondo della scuola, non dimenticandoci di quelle aree del Paese in cui molti studenti "si sono perduti per strada".

La fine dell’anno scolastico

Intanto sembra essere sempre più concreta la possibilità di posticipare la fine dell’anno scolastico. L’ipotesi più realistica è terminarlo il 30 giugno. Prima di prendere ogni decisione il neoministro dell’istruzione dovrà incontrarsi e discuterne con le Regioni. “La legge prevede almeno 200 giorni di lezione, ma non è un problema di un giorno in più o in meno” ha affermato Bianchi. “La scuola non è solo insegnamento, apprendimento, ma anche vita comune” ha dichiarato il ministro.