Le vicende che si stanno verificando in Afghanistan in questi giorni stanno toccando la sensibilità di tante persone. La presa del potere da parte dei Talebani nella nazione afgana ha spinto tante persone a rischiare la vita pur di lasciare la propria terra. Toccanti le immagini di alcuni papà e mamme di famiglia che consegnano i propri figli ai militari incaricati nel portarli al sicuro nelle proprie nazioni d'origine. In questa situazione drammatica che sta vivendo lo Stato asiatico, ha destato molto clamore mediatico la vicenda riguardante una giovane promessa del calcio afgano.

Si tratta del 19enne Zaki Anwari, che il 16 agosto scorso si è attaccato ad un Boeing C-17 Globemaster americano che riportava negli Stati Uniti parte del personale dell'ambasciata. Un gesto quello del giovane significativo e sottolinea come il giovane volesse scappare da un Paese che rischia di rivivere un periodo oscuro. Anwari è una delle persone che ha perso la vita e che è visibile nei video su internet, precipitati dopo essersi aggrappati ai carrelli dell'aereo.

Anwari era un brillante studente oltre che un promettente calciatore

Tale tragedia a molti ha ricordato quella delle Torri Gemelle a New York, risalente a 20 anni fa, quando tante persone nel tentativo di salvarsi dalla fiamme si gettarono nel vuoto.

Zaki Anwari era un ragazzo brillante, originario del nord dell'Afghanistan. Studente dell'Istituto Esteqlal High school di Kabul, era riuscito nell'intento di conciliare la sua passione per il calcio con quella dello studio. Il ritorno dei Talebani a Kabul ha spinto quindi il giovane a mettere a rischio la sua vita, con la convinzione che l'attuale Governo non gli avrebbe garantito un futuro roseo dal punto di vista umano e professionale.

Da qui la decisione di attaccarsi ai carrelli di un Boeing C-17 e la conseguenza caduta e morte del giovane.

La capitana della nazionale di calcio ha chiesto alla sue compagne di bruciare le divise da gioco

Il passaggio dell'Afghanistan a emirato islamico ha evidentemente gettato nello sconforto anche il mondo dello sport della nazione afgana.

Di recente la capitana della nazionale di calcio Khalida Popal ha invitato tutte le sue compagne a cancellare qualsiasi traccia della loro identità sui social per evitare qualsiasi ripercussione. Ha addirittura consigliato di bruciare tutte le divise da gioco. La sprinter Kamia Yousufi, protagonista alle Olimpiadi di Tokio, non è neanche rientrata in Afghanistan consapevole dei rischi per un suo eventuale ritorno nella nazione asiatica. Ha deciso infatti di stabilirsi almeno momentaneamente in Iran.